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GENZANO DI BASILICATA- Cronografia - di Ettore Lorito |
PARTE PRIMA
CAPITOLO X
I TRATTURI
Per avere un'idea della dispotica richiesta del Cafieri nei voler impedire il passaggio ai Genzanesi sui tratturi e tratturelli, bisogna tener presente il numero veramente grande delle strade che intersecavano il Monteserico.
Nella sola zona del Cafieri, oltre alle strade che menavano da un campo all'altro delle tenute, esistevano:
I. La via del Castello, che partiva dal R. Tratturo «Palmira-Spinazzola-Corato» e arrivava al Castello ove finiva;
II. La via «Cafrio o della Regina» che cominciava dal R. Tratturo soprannominato, passava per la Regina, e andava a raggiungere l'altro R. Tratturo « Spinazzola Gravina»;
III. La Via, «o passata, dei Buttari » che aveva inizio dal Castello ed andava ad incontrare il R. Tratturo di Gravina;
IV. La via «Isca della Badessa», che andava dal R. Tratturo Palmira-SpinazzolaCorato sino a quello di Gravina.
Crediamo opportuno dire, intorno ai tratturi, qualche cosa.
Tratturo, da «trattoria» che nei codici di Teodosio e Giustiniano disegnava i privilegi spettanti a coloro che transitavano per le pubbliche strade, oppure dalla riunione delle due parole "tractus iter»(1) vuol significare: via erbosa per il passaggio delle pecore.
I tratturi si dicevano regi, quando mettevano in comunicazioni le località di un'intera regione ed erano destinati al passaggio, al riposo, al pascolo di numerosi armenti.
Per rispondere a tali esigenze, dovevano necessariamente essere larghi e fomiti, a debita distanza, di ampi spazi liberi destinati alle soste e perciò chiamati Riposi.
Sotto Alfonso I i tratturi vennero allargati e si ebbero tratturi di passi sessanta, cioè di m. 111,11; di passi trenta, cioè di m. 55,55; di passi venti, cioè di m. 37; quelli di passi dodici, cioè di m. 22.
Vi erano, tra uno e l'altro, i bracci di tratturo delle medesime dimensioni.
Quando il Monteserico venne censito ai numerosi proprietari e si iniziò a dissodarlo e quindi a diminuire l'industria armentizia, cominciarono a sparire i riposi, utilizzati come aie, oppure dissodati e messi a colture.
I tratturi, al pari di ogni cosa che sia di tutti e di nessuno, divennero facile preda dei frontisti che li usurparono o, quanto meno, li ridussero ad angusti viottoli.
Ciò avveniva mentre erano ancora in vigore: il decreto di Ruggiero II, che minacciava di morte chi avesse in qualsiasi modo impedito il transito degli armenti sui tratturi; il decreto di reintegra di Carlo V del 1549; il decreto del 1559 e quello del 1574 (che ordinava anche i termini lapidei); del 1600; del 1651 (che finalmente disponeva la compilazione di una pianta topografica); del 1712; del 1806; del 1826 ed infine la legge 26 gennaio 1865 del Governo Italiano che metteva i tratturi sotto la sorveglianza degli Agenti Demaniali, Forestali e Comunali.
Quello che avvenne dei, tratturi in questione ognuno lo può vedere girando per il nostro Monteserico; ove non sono scomparsi, rimangono delle viottole «carrari» su cui si passa, a stento e solo durante la buona stagione
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(1) Avv. Montesano.