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 GENZANO DI BASILICATA - Cronografia - di Ettore Lorito

PARTE TERZA

CAPITOLO IV

LA CHIESA PARROCCHIALE

    Nel centro dell'antico paese, tra il 1400, e il 1450, si eresse la Mater Ecclesia sotto il titolo di «S. Maria della Platea» o della «Piazza».

    Il Tempio è a tre navate con colonne quadrate massicce in fabbrica comune e non presenta nulla di notevole dal punto di vista architettonico.

    Caratteristico è il campanile a forma di parallelepipedo sormontato da una modesta cornice, con quattro aperture frontali, due sopra due sotto, nelle quali sono collocati i sacri bronzi.

    Il campanile, dato il suo piccolo spessore, si staglia nel cielo come un grande rettangolo poggiato, con uno dei suoi lati corti, sul muro maestro che sta in fondo alla chiesa.

    Vi sono quattro campane; la grande fusa il 1449 e le altre nel 1692, nel 1874, nel 1860; quest'ultima, si dice, a ricordo della liberazione di Genzano dal governo Borbonico.

    Tale campana, rifusa nel 1938, era una preziosa opera dell'insigne artista Olita Girolomo di Acerenza, domiciliato a Bari a strada Vallise n. 5, ritenuto uno dei più valenti costruttori di campane del Reame di Napoli.

    Portava inciso il motto: «Perché possa annunziare sempre ore liete», e al di sopra della greca impressa sull'orlo inferiore: «L'alma deggio e il senso al fabbro Olita ».

    Per fortuita circostanza abbiamo potuto accertare che detto verso faceva parte di un simpatico sonetto di Giuseppe Sorace, barese, scritto in occasione della costruzione della campana grande della chiesa di Molfetta, di cantara 22 e rotola 5, inaugurata il 1847.

    In verità fu un errore imperdonabile l'aver fatto nuovamente fondere la preziosa campana! La chiesa ha tre porte corrispondenti alle tre navate, ed una quarta che conduce al campanile ed alla segrestia, dalla parte posteriore.

    È illuminata, oltre che dalle tre finestre frontali soprastanti alle tre porte, da altre quattro finestre laterali da quella esistente sopra, in avanti, all'altare maggiore e da quella che si trova nel coro, tutte a forma di rettangolo.

    È fornita di un grazioso battistero del 1720 a forma di coppa ornata di foglie e un tempo da una statuetta della Protettrice di Genzano, Maria SS. delle Grazie, sostituita poi con un gruppo di statuette rappresentante il battesimo di Gesù Cristo.

    Degno di ammirazione è un Crocifisso moderno a grandezza naturale innalzato su di un altare di marmo nella Cappella della famiglia Dell'Agli; l'agonia del Signore è impressa nella Effigge in modo molto suggestivo.

 «Questo grandioso Altare con la massima eleganza, di propria iniziativa, Don Girolamo Dell'Agli adornò» si legge in una iscrizione ai piedi dell'artistica Ara.

    E in un'altra iscrizione latina alla sua sinistra:

«Il signor Don Giuseppe Sarrocco, il giorno 9 dicembre, Cantore di questa Cappella padronale di Genzano, per sua devozione costruì.»

    Questo altare del S.S. Crocifisso è privilegiato e per ogni messa celebrata da qualsiasi Sacerdote nel giorno della morte e dell'ottava del defunto e nella feria seconda di qualsiasi settimana, viene liberata l'anima dalle pene del Purgatorio: come inoltre è ammessa l'indulgenza plenaria a coloro che lo visitano nei giorni festivi della invenzione ed esaltazione della Santa Croce, dai primi vespri fino al tramonto del sole.

    Inoltre guadagnano l'indulgenza di 100 giorni, per una penitenza stabilita, coloro che devotamente interverranno a tutte le litanie della feria sesta della Beata Vergine Maria, sia cantate che recitate, secondo le concessioni del S.S. Signor nostro Innocenzo Papa XII date nei giorni 15 febbraio e 14 maggio del 1696, anno 5° del suo pontificato.

    Dallo stesso Cantore sono state assegnate al Rev. Capitolo annualmente dieci monete d'oro per la celebrazione di venti messe solenni da cantarsi perpetuamente sul medesimo altare. (Di queste messe) dodici per i defunti, e cioè: una nella feria seconda non impedita di ogni mese (ovvero del giorno della Festa) accompagnata dal canto del «Libera» e dell'«Assoluzione» secondo le costumanze, preceduta dal suono delle campane nella sera e nel mattino; sette fra l'ottava dei defunti, anch'esse con «Requiem» nei giorni non impediti; il rimanente nella festa; di più una messa nella festa di S. Giuseppe, cantata secondo il contratto pubblico depositato presso il notaio;

I-B - DANZI - HUIK - TER

                    Anno del Signore 1697.

    Sull'altare seguente si ammira un bel quadro di S. Antonio da Padova con cornice a colonne di legno intarsiato di ignoto autore.

    Nel coro troneggia un fastoso polittico a cinque scompartimenti, di Maria S.S. della Platea, di scuola napoletana e di gran pregio.

    Tra gli oggetti preziosi sono degni di nota: I°. Una artistica sfera d'argento lastricata d'oro col piede ed ostensorio corrispondenti, dono fatto da S. E. la Principessina di Fondi, Marchesina di Genzano, come si rileva dagli atti esistenti nell'archivio del Tempio e dalle incisioni impresse sui detti oggetti; 2°. Una piccola ed artistica tavola di bronzo raffigurante la presentazione di Gesù al Tempio, tavola che il Parroco fa baciare agli sposi subito dopo l'avvenuto matrimonio, e che meriterebbe di essere gelosamente custodita giacché minaccia di andare in frantumi.

    Questa chiesa ricettizia aveva due confraternite laiche, una del SS. Sacramento, con le insegne rosse, che passò alla Cappella del Carmine dopo la soppressione del Convento dei Carmelitani scalzi, l'altra, che venne sciolta e poi riorganizzata nel 1838 e ultimamente nel 1893, del SS. Rosario, dalle insegne gialle.

    Della confraternita del S.S. Sacramento hanno lasciato ricordi della loro carica due Priori: Don Silvestro Cilla (1748) e Don Giuseppe Scazzariello (1752); il primo per il suo spirito battagliero contro l'invadente autorità del Clero, il secondo per il suo eccessivo attaccamento al Capitolo.

    La Chiesa, seriamente danneggiata dal terremoto del 1694 e successivamente da quello del 16-12-1857, venne munita delle grosse catene di sostegno che si vedono.

    E' fornita di Cappelle gentilizie, di coro ed, un tempo, era fornita anche di orologio (1).

    Tra le cappelle va ricordata quella del S.S. Sacramento che aveva beni immobili, come si rileva dalla relativa platea esistente in casa dello scrivente, e cioè terreni complessivamente ammontanti a tomoli 358, stoppelli 7 e misure 2 divisi in sette appezzamenti.

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(1) R. Tavolario De Fusco.