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 GENZANO DI BASILICATA - Cronografia - di Ettore Lorito

PARTE TERZA

CAPITOLO III

INVENZIONE DELL'EFFIGE DI MARIA S. S. DELLE GRAZIE

    Nel 1621 un grande avvenimento agitò e sconvolse il semplice ed operoso popolo di Genzano, «che nella devozione ed opere di pietà non fu mai secondo ad alcun altro» (1): il rinvenimento della miracolosa Effige di Maria S.S. delle Grazie.

    Ecco quanto al riguardo si legge in una pergamena del tempo:

    «Nella terra di Genzano successe nell'anno 1619 che un nominato Pietro di Giovan Filippo, giovane di età di anni 14 in circa nato da onorati genitori, ritrovandosi un giorno in custodia di bovi nel territorio di detta terra alle Sterpara, li comparse in detto loco una donna vestita di bianco, la quale disse, che avesse fatto intendere alle genti di detta terra, che avessero cavato alla grotta della vigna, che fu di don Fabio vicino alla fontana di Capo d'acqua, che Ella avrieno ritrovata l'Immagine sua, e in questo spari, e di poi alcuni giorni li apparse un'altra volta nell'intesso territorio, e li disse li stesso: perloché  avendo detto Pietro rivelata detta visione in detta Terra, si incominciò a cavare in detta Grotta dove non trovarono altro, che certa pittura nella cena, che a giudizio di molti si credeva fosse stata l'Immagine della Madonna S.S. ed il Figlio in  braccia, ma poco di poi sparì la cena e s'incominciò a cavare  là vicino a giudizio del signor D. Giambattista Devoli Cavaliere Napolitano, quale teneva l'affitto della Abbazia di Banzi, e di altri, della quale cava successe, che cascò la Montagna di sopra la Grotta e sassi durissimi, donde si scoprì un pertuso grande sopra la grotta, dove si trovarono cenere, Tozzoni, Langelle rotte, e ossa di uomini, dalli quali segni si giudicò che era stato luogo di eremita, tanto più, che si trovò ancora una immaginetta di S. Pietro Apostolo(2) sopra un poco di  mattone, ed essendone uscito da speranza di ritrovar detta immagine in detto luogo si risolsero di edificarci una Chiesa per devozione del Popolo, come si incominciò, e si fecero li pidamenti, e per fare detta fabrica cominciarono a cavare le pietre cascate da detta montagna, col cavare sentirono un odore soavissimo, e trovarono li Cavatori dentro dette pietre la Immagine della Madonna S.S. ed il Figlio in braccia depitta in una pietra durissima di palmi uno e mezzo in circa, che la toccò colla zappa Giovanni Malatesta uno dei cavatori, e questo fu  a 25 di Marzo 1621 ad ore 20 in circa, a tempo si cantava il  Vespero solennemente nella Chiesa della S.S. Annunziata di detta Terra che si stava cantando il Magnificat, dove furono chiamate le genti, che fussero andati, che era ritrovata detta  Immagine S.S. ben vero che sono da circa anni 40 fu detto, che la B. Vergine era venuta in sogno ad una persona, che era al monte sopra il detto loco, perlochè il Rev.do Don Ferrante Decameraris allora Arciprete di detta terra, fè incominciare a cavare al monte predetto dove non si trovò cosa alcuna: e subito ritrovata detta immagine se ne avvisò il Dottore D. Fulvis Daietis Archidiacono, e Vicario Generale e Capitolare della città di Acerenza, Metropoli della Diocesi, e all'istesso tempo si fé una Cappella in detto loco, dove fu reposta detta Immagine per mano di detto Signor Vicario insino a tanto  che si edificava la Chiesa: quel Signor Vicario alli 28 di detto mese prese del tutto informazione, con la relazione anco del  Rev.do Don Stefano Lepore Arciprete di detta Terra, benedisse detta Immagine con la Cappella, dove si Celebrò Messa cantata solennemente precedente processione fatta con detta Immagine per detta Terra con concorso del Popolo, ed anche di molti forestieri quali vennero al grido di detto felice successo e si pose il nome della Madonna S.S. delle Grazie vo leva essere chiamata seguitando molto divozione di terre vicine, e di lontani paesi, non starò a dire di Infiniti Miracoli, e Grazie, che di continuo ha fatto, e fa tanto prima, che fusse ritrovata, quando di poi che non basteria lingua umana a raccontarlo, ma le genti che ci concorrono ne possono far fede.

    Il loco dove è ritrovata, è amenissimo circondato di valle con alberi fruttiferi, e con una fontana di acqua abbondantissima, e detta cappella è fatta luspatronato della Università di detta Terra, con Bulla di detto Signor Vicario con essere portato per Cappellano il Reverendo Capitolo di detta Terra, in perpetuum, e ci è istituita la Confraternita, la quale è stata aggregata alla Archiconfraternita di S. Maria del Gonfalone di Roma, con finite indulgenze mediante Bolla spedita in Roma  a dì 20 di settembre 1621 talché di questo tesoro inestimabile dovemo rendere infinite grazie alla Maestà divina e a sua Madre Santissima a quella supplicarla, che come a protettrice nostra si degni conservarci sua santa grazia, e liberarci da ogni  tribulazione. Amen».

    Il popolo, con fede incrollabile nella sua Protettrice, ha cantato e canta durante la solenne festività che ricorre il di della Pasqua delle Rose:

Potentissima Maria,

Cara Madre delle Grazie

Nella vita e morte mia

Non mi devi(3) abbandonare.

    Ma quasi a voler provare la costanza, la fede cittadina, nel 1694 Genzano fu in gran parte distrutta dal terremoto.

    Quei bravi «faticatori» così attaccati alla loro terra, non si perdettero di animo; sorretti dalla loro fede e certi della protezione della Beata Vergine delle Grazie di recente rinvenuta, si diedero animo e corpo alla ricostruzione del paese, ed in pochi anni, ebbero ragione dell'immane disastro.

    L'abitato venne prolungato a destra e a sinistra oltre la Marchional Corte in luogo piano e ben soleggiato.

    Nello stesso tempo si costruì la sede definitiva di Maria S. S. delle Grazie in fondo alla via principale della parte nuova del paese, sulla collina ove, secondo la tradizione, sarebbero stati piazzati i cannoni per radere al suolo l'abitato, come diremo in seguito.

 

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(1) Avv. Marotta 1894.

(2) Trovasi ora nella Chiese di Maria SS. delle Grazie.

(3) Qualche testo dice: dovete o avete