Capitolo precedente

Pagina principale

Scrittori e poeti 

Indice

Capitolo successivo

Ti trovi nella pagina  del sito di Genzano di Lucania

 GENZANO DI BASILICATA- Cronografia - di Ettore Lorito

PARTE QUARTA

CAPITOLO I

MOTI POLITICI

    La rivoluzione Francese mise fine al feudalismo seppellendolo nel sangue di innumeri vittime spesso innocenti e del tutto estranee al mal Governo feudale.

    Gli effetti di quel rivolgimento generale si fecero sentire anche nella nostra Regione e Genzano ebbe i suoi apostoli della libertà ed i suoi martiri.

    Da noi però non avvennero disordini ed in conseguenza, reazioni sanguinose, sia per lo spirito di moderazione dei cittadini, sia per il fatto che i feudatari, sempre lontani da Genzano, non si crearono odi, né rancori, né ebbero modo di seviziare il popolo, come era avvenuto in quasi tutti gli altri luoghi.

I componenti della Marchional Corte, i rappresentanti dei feudatari, in generale, si sforzarono dì conciliare i propri interessi con quelli dei signori padroni e con quelli dei cittadini.

    Gli ultimi feudatari, i De Marinis, furono dei munifici signori, inclini alla benevolenza e spesso venivano spontaneamente in aiuto dei bisognosi.

    Dell'attaccamento loro al popolo di Genzano fa fede la bellissima epigrafe del mausoleo eretto nella Chiesa di S. Francesco, di cui parlammo nel capitolo nono della parte terza, nonché la creazione, a proprie spese, del Monte Frumentario, di cui parleremo in seguito.

    Centri attivi del movimento liberale Genzanese furono: la Comunità di S. Francesco d'Assisi, le Confratemite laiche e specialmente quella del S. S. Sacramento alla quale erano iscritti tutti i nobili e le persone civili del paese.

    Col pretesto delle funzioni religiose, gli affiliati si riunivano nella Mater Ecclesia, o nel cortiletto del campanile, oppure nell'orto del Convento di S. Francesco per le comunicazioni e gli accordi del caso.

    Quando Francesco IV scappò in Sicilia e a Napoli si proclamò la Repubblica Partenopea, il movimento liberale si allargò, specialmente nella classe degli operai, ma non divenne mai generale, la massa dei lavoratori rimase indifferente perché assolutamente impreparata alla nuova forma di vita.

    Anche a Genzano si piantò, nel largo Chiesa, (è visibile tuttora il punto preciso), il famoso albero della libertà intorno al quale, i più spregiudicati celebrarono le loro nozze e le autorità le Cerimonie ufficiali.

    Ma ben presto si iniziò la reazione che tanto lutto gettò nei nostri paesi.

    Tra i concittadini esiliati o carcerati, meritano speciale mensione: Don Luigi Mennuni, Don Pasquale Lepore e Luigi Montuori.

    La suprema Giustizia di Stato condannò il Lepore Pasquale ad essere asportato a Marsiglia sotto pena di morte se fosse ritornato nel Reame, Condannò ad essere sfrattati dai R.R. Demani, il di 1-8-1799: Don Luigi Mennuni di anni 25, Luigi Montuori(1) e condannò al carcere duro Calzaretta Luigi fu Teodoro che finì i suoi giorni in prigione.

    Dopo i fatti dolorosi di Napoli del 17 maggio, convennero a Potenza molti cospiratori, In detta riunione si pubblicò un memoriale in seguito a che furono arrestati tutti gli intervenuti, tra i quali: Raffaele Di Pierro e Michele Pizzuti (2) (oriundi di Genzano). Anche le nostre donne parteciparono al movimento liberale: tra di esse si ricorda con ammirazione: Muscillo Maria Giovanna, moglie di Calzaretta Luigi di cui abbiamo parlato nel presente capitolo.

    Delle sevizie patite dai nostri patrioti ha lasciato una limpida e dettagliata descrizione, Don Luigi Mennuni.

    Ecco quanto si legge nel suo mano­scritto compilato il 1834 nella di lui masseria da campo appellata «Regina», ove cessò di vivere il dì 7 luglio del 1835.

___________________________________________

(1) Racioppi Giacomo.

(2) Decio Albini, Insurrezione Lucana.