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 GENZANO DI BASILICATA- Cronografia - di Ettore Lorito

PARTE GENERALE

CAPITOLO VII

Ecco come descrive il nostro paese il De Fusco

    "La Terra di Genzano nella Provincia di Basilicata, sta edificata sopra un promontorio quasi insula, circondato da tre valloni. Il primo dalla parte di Levante, detto di Santo Antuono, dove sono molte grotte che reponono i vini essi cittadini e sono del tufo arenoso.

    Il secondo è dalla parte di Tramontana detto della Rina Alta, pieno di canneti e vigne delli cittadini.

    Il terzo è a Ponente detto Vallone dei Greci, con grotte del medesimo modo e qui è una fontana con due cannoli di acqua viva chiamata Capo d'Acqui, quale per essere migliore delle altre, generalmente se ne serve tutta la Terra.

    Il sito della Terra è la più parte piano e buscugna da mezzodì a settentrione; tiene tre porte, la prima di Santo Antuono nel Vallone, che tiene la strada pendiosa in esso Vallone per la quale si va a Spinazzola ed altre Terre; la seconda è nella metà della Terra nel detto Vallone dei Greci, e la terza è in capo alla Terra dalla parte di Mezzodì, da questa parte si entra in piano in essa Terra e qua sopra è il Castello della Marchionale Corte, il quale per stare in loco alto ed elevato domina non solo tutta la Terra, colline, e territori intorni, ma anche è di migliore aria per avere da lungo prospettiva di montagna.

    Consiste (il Castello) in diversi appartamenti in un medesimo piano di due bracci con altre camere superiori ed inferiori, cellaro grande, stalla ed altro.

    L'abitazione di detto Castello, sebbene è comoda, tuttavia per causa che sta nel più eminente della Terra è fredda e ventuosa ".

    Il R. Tavolario Orazio Grasso nell'anno precedente aveva descritto il Castello con maggiori dettagli nel seguente modo: "Il castello il quale guarda tutta la Terra per stare in loco alto è molto comodo consistente in li sottoscritti membri, cioè in porta grande che è dalla parte della Terra et un'altra porta non tanto grande dalla parte di sopra, le quali due porte sono chiuse da un avante muro alto e grosso novamente fatto dal presente signor Marchese Andrea del Tufo; et in piano di detta porta grande vi è la stalla dove ponno stare da cavalli venti, ed un luogo grande per tenere la paglia. Et saliendo si ritrova un poco di larghetto piano, in piano del quale vi è una lambia coverta, sopra della quale vi è una camera nova; e saliendo per la grada del Castello si ritrova un cortiglio grandetto scoverto, dove è la cisterna grande e fredda, et vicino detta cisterna vi è un'altra cisterna et luogo di tenere legne, et vicino detto loco vi è la torre che saglie sopra, et intrando in detto Castello il piano di detto cortiglio si ritrova un salone con quattro camere in piano da un braccio delle vecchie, e sequitando detto braccio si ritrovano quattro cameroni con ritretto, e sono nove fatte dal detto Signor Marchese; et sagliendo dal detto ritretto si ritrova quello di sopra ove è il tetto, et v'è un gran salone nuovo con una loggetta nova, et scendendo da una di detti cameroni che è il sesto, si ritrovano cinque mezzanini tutti ad lammia nuovi, in una dei quali vi è il forno con lo granaro che cape carra quindici incirca, fatti dai detto signor Marchese, et scendendo più abascio si ritrova un cellaro grande di quattro lammie con quattro polieri, molto bono e comodo che cape da botti centocinquanta incirca, et dal lato destro di detto salone si ritrovano quattro altre camere con una cappella in piana, tutte con intempiature; et scendendo da una di dette camere si ritrova uno granaro seu camerone che tiene quanto è tutto lo salone di sopra e più abascio si ritrovano tre magazzini con un furno, e di più in piano di detto cortiglio scoverto si saglie da un altro appartamento separato con una gradetta e, si ritrovano quattro camerette in piano».

Poi continua il De Fusco : «La terra per quanto ho visto è murata non solo dalle case dei cittadini, ma anche da muraglie proprie le quali in alcun luogo sono cascate.

    La maggior parte delle abitazioni dei cittadini sono matte con camere sopra coperta sotto ai tetti, e ne ho viste matte scoperte e disabitate, e le strade fangose d'inverno, dove nasce l'umidità.            

    Dentro essa Terra vi è la Madre Ecclesia detta di Santa Maria della Platea,     ornata di Cappelle, Coro, Orologio con due confraternite, una del Santissimo Rosario, l'altra del Santissimo Sacramento e qua risiede il detto Santissimo Sacramento.

    Questa Chiesa è servita da sei sacerdoti, incluso l'Arciprete ed il Vicario, e vi ha anche il Cantore il quale è Clerico, e tutti, per quanto mi hanno assicurato, possedono di entrate tra fertile ed infertile ducati quindici per uno, che li perviene dalle entrate di detta Chiesa, per questo vivono miseramente, praeter del Vicario loro, il quale è comodo ed è Dottore.

    Vi sono pure trentadue altri Chierici, i quali non hanno esca d'Ecclesia, ma vivono dei loro patrimoni e fatiche con licenza del loro Ordinario nelli territori loro.

    Vi è anche l'Ecclesia della S.S. Annunziata, dov'è un Monistero di donne monache velate dell'ordine di Santa Chiara dove sono diciannove monache et due zitelle, et hanno d'entrata, secondo mi hanno assicurato esse monache et vicario loro, da circa seicento ducati all'anno (1), et li pervengono da Spinazzola, Ruo della Marina, et da una difesa detta la Paternigiosa, che sta dentro il Feudo di Monteserico, quali entrade sono state lasciate circa quattrocento anni fa da una signora Aquilina, sorella della Regina Apolonia, fondatrice di detto Monistero.

    Vi è un'altra Ecclesia detta di San Giovanni Battista, dov'è un'altra Confraternita che tiene delle entrade che le pervengono da animali baccini e pecorini, ed è governata da detta Confraternita, e di esse entrade se ne maritano figliole orfane, e si fanno celebrare delle messe.

    Vi sono altre Ecclesiole dentro e fuori la terra, nelle quali si celebra messa nella loro Festività, però, per quanto mi dicono, non hanno entrade.

    In detta Terra vi ho trovato un medico, un dottor di legge (2), un notano due poteche di sartori,  tre ferrarie con maniscalchi, una poteca lorda, un'altra di scarparo, doi barbieri, un fabbricatore, la bocciaria di carne, taverna che è della Terra ed altre poteche.

    Li cittadini per quanto l'ho visti sono la maggior parte poveri fonesi faticatori, quali vivono mediocremente e si industriano con l'arte del campo, et ognuno quasi have la vigna, et perché hanno buoni territori, s'industriano di seminare, come ho detto, non solo nel territorio Demaniale, ma anche nel territorio della Abbazia di Vanzi, vicino detta terra, et perché il territorio non è soggetto a Commissari Regi, volentieri, ci tengono vigne et fanno il campo.

    Detta Terra per quanto mi han riferito et declarato con giuramento li eletti, Sindaco ed altri del Governo, che have circa sedici anni che si è cominciato a mancare di facultà, e devone dare ai particolari circa quindici mila ducati con le terze di esse: et avendo voluto vedere che modo hanno da levarsi da detto debito, dicono che possiede la detta Università la Difesa delle Ralle di carra cinquanta circa, quale suole rendere ad essa Università ducati Ottocento e settecento delli quali ne pagano lo venti per cento alla Marchionale Corte, et hanno la speranza di recuperare l'altra difesa della Macchia e Recchiagini con lo territorio demaniale di oltre carra trentadue quale al presente si tiene il Marchese loco pignoris per la somma di ducati settemila incirca; e mi dicono essi de Regimini (dei Comune), che pagano l'annuo alla Regia Corte per terzi di particolari l'extraordinario et alla Marchionale Corte ducati settemilia settecento settantanove, et vivono per gabelle et nove imposte delle quali esigono con la vendita dell'erba di detta difesa delle Ralle ducati duemila incirca all'anno.

    La detta Terra dista da questa fedelissima città di Napoli miglia cento (3), Spennazzola miglia sei, da Salerno, Capo di Provincia miglia 80, da Gravina miglia 18, da Venosa miglia 13, dal territorio dell'Abbazia di Vanzi una menata di belestra, nel quale territorio, come per la vicinanza, si per la comodità, come che non sono soggetti al Commissario Regio, volentieri ci seminano in quello et ci tengono vigne, per star sicuri che non sono soggetti al Commissario del Fisco, et sono obbligati pagare la mezza semente, non obstante che sono extra territorium.

    Il suo territorio, per quello che ho visto e camminato, circonda circa miglia 15 (4), et li territori sono fertili e belli per culture, ed anche per uso d'erba et per la diligenza che ho fatto sopra la discussione del luogo confinano nel seguente modo: Videlicet.

    Quando si esce dalla Terra dalla parte del Castello si cammina verso Ponente, si trova territorio boscoso, con dentro vacui seminatori di circa carra 10 detto La Sterpara.

    Confina con le vigne poste nel Monte di essi cittadini, che sono nel Vallone che divide detta Abbazia di Vanzi, e tira per vallone che divide detta Abbazia e bosco, per la confina che si dice a Carpano e finisce sopra: confina con la difesa delle Ralle della Università di Genzano e tira verso il Demanio seu Mattina di detta Terra dove si dice a Fabbrica: e questo territorio sta per uso dei cittadini di detta terra ricca di ogni sorta di animale, con il peso di pagare alla Marchional Corte per ogni versura un tomolo di grano quando si semina, dove anche la Marchional Corte ci have il jus fidandi per gli animali forestieri, deducto usu Civico, ed il cittadino che ci semina paga il jus seminis all'Università.

    Camminando per la strada che va a Forenza si trova la difesa delle Ralle dell'Università, di Carra 50 incirca, quale l'Università suole vendere come cosa sua, sole affittare per erbaggi, e la suddetta Marchional Corte ci have il venti per cento di quello che l'Università ne percepe: consiste in tre terzi contiguo l'uno con l'altro; territorio boscoso e largo atto alla cultura ed è fertile.

    Il primo terzo da capo confina con il bosco dell'Abbazia di Vanzi, bosco del Palazzo detta la difesa di San Procopio, da dove scende al bosco verso il territorio della Cerenza al luogo detto Santa Domenica et Demanio della Cerenza, dov'è un vallone con acqua corrente l'inverno tantum, come dicono, chiamato Senestiello (Ginestriello), confinando sempre col territorio della Cerenza.    

    Finisce al detto Bradano, al quale il Ginestriello construisce, quale Bradano confluisce con il territorio di la Cerenza ed Oppido.

    Si trovano a sinistra di detto fiume territori demaniali dove li cittadini seminano e tengono loro animali, e la detta Marchional Corte in detta terra demaniale è Macchia habet il jus Fidandi li animali forestieri, et arco lo jus della mezza semente da li cittadini un tomolo per versura e continuando le versure, va poi a terminare abbascio per detto Bradano alla terra del dottor Flavio Polini, detta l'Isca di Ripa d'Api da dove incomincia la difesa di detta Marchional Corte detta "Ripa d'Api" ne continua  "Lana Digita ".

    Confina con detto fiume Bradano, a bascio con la difesa d'Oppido dove si dice la Torre, e così continua all'Isca dell'Insiete.

    Confina con li territori di Montepeloso, secondo cammina detto fiume di Bradano e più volta e saglie per detta confina di Montepeloso e feudo Real di Monteserico, dove sparte per confine un fiume, detta la Fiumarella, e territorio del suddetto Monteserico, detto Capradosso, e termina detta difesa di Lana Digita e Ripa d'Api con il territorio demaniale per linea retta da mezzodì a Septentrione.

    Questa difesa è della Marchional Corte n'è carra decedotto e versure quindici, come appare dal compasso n. 8. che si presenta nel processo.

    È territorio fertilissimo per cultura et herbaggio. Termina anco detta difesa alla Torre del Quondam D. Pompilio et Francesco Dell'Aglio con altri territori di particolari di detta terra di Genzano siti in detto Demanio seu Mattina quale seguitano per la confina di Monteserico che sparte l'acqua della Fiumarella della Taverna, e giunge ad essa Taverna della Marchional Corte, la quale consiste in un entrando lampione grande con tre basci.

    In uno di essi ci è un furno grande, e sopra vi sono certe camere coverte a tetti, e l'armaggio sta pontellato per essere fracido.

Have bisogno di riparazione, e non ci sono porte, nè finestre ed è inhabitabile. Con essa Taverna vi sono anche dodici tomola di territorio incolto, e cqua prima si faceva il pane per l'Abruzzesi e ci stava anche il molino.

    La quale Taverna per farla habitabile ci volono di spesa ducati centocinquanta, et cqua arco si esige il passo: e così ne ho trovato in possessione il detto Marchese.

    Seguita poi lo territorio demaniale detto fiume ad alto verso la terra.

    Confina con lo territorio di Banzi detto Monteformisiello e termina all'Acqua detta Acquafredda, che viene dal gorgottiero con signo alla difesa della Regia Corte nello stesso feudo di Monteserico detto Pesco Lamardo; et dalla suddetta Acquafredda, che termina il territorio demaniale, incomincia la difesa Richiascene e poi seguita dalla Macchia e finisce seguendo l'acqua.

    Verso alto con il bosco di San Lorenzo dello detto Monteserico e Cerrito di detta Regia Corte, e termina detta difesa della Macchia al Parco della Macchia, contigui alli canniti e vigne di cittadini e territorio demaniale, dove si dice a Grottorenola, seu lo Serretiello di Giovanni Antuono dove la Marchionale Corte bave per la custodia, conforme al Capitolo dell'Università, lo jus di grana diece per bove e bacca domata e per interceptione delli animali indomiti un altro carlino, e carlini cinque per rotaglio, et altre pene nel Capitolo' contenuto.

    Et seguendo  per il territorio predetto demaniale per li confini delle terre dell'heredi del quondam Ferrante dell'Aglio, Matteo di Donato Antuono Dell'Aglio e Giulio Teto, incominciano le terre delle Recchiascine, le quali pretende l'Università che son sue, come si dirà appresso, da dove si dice la Serra della Muta circum circa et contigua alla difesa della Macchia, dove si dice le Grotte di Giannaso et Vallone di donno Vito, che tira sotto le grotte di Serra Ganscito.

    Questi sono territori aperti alla coltura, di capacità di carra nove incirca, dov'è lo, territorio detto lo demanio, contiguo sotto le grotte di detta terra di Ganscito di capacità di carra due incirca, terre atte alla cultura e fertilissime; e dopo poi camminando per dentro seguita la detta difesa Macchia Alborosa di cerque, cerri e lantierni atta a pascolo di bovi, bacche et ogni sorta di animale, la quale sarà di capacità da circa venti carra per quanto generalmente dicono, e l'Università di Genzano se ne ha servito per l'animali domiti con pagare lo ius di grana dieci per pezzo come ho detto di sopra. E quando l'Università voleva vendere detta difesa, prima dalla vendita seu data al Marchese loro pignoris per ducati settemilia incirca, ne soleva pagare lo ius del dudici per cento al suddetto Marchese.

    E cqua finiscono tutti li lochi e confini del territorio e tenimenti di detta Terra di Genzano.

    De più l'Università è obbligata dare alla Marchional Corte sei baglivi, un Camberlingo e un mastrobaglivo con l'erario ogn'anno gratis per servitio di detta Corte et exigere l'entrade Marchionale.

    Di più detta Università, per quanto dicono, ha potestà di creare il Mastromercato, quale è il medesimo baglivo seu Camberlingo, et have da exercitare le iurisctioni uno mese ogni anno nella Pascha di Resurrectione e nel mese di settembre nella festività di San Matteo; e per detto tempo di un mese riconosce tutte le cause civili e criminali e relegazione "infra et non ultra".

    Li cittadini che seminano tanto nel territorio demaniale come di Banzi et altri territori che confinano con esso territorio di Genzano sono tenuti pagare la mezza sementa di ogni cosa che seminano, e la vigesima parte delli lini sceppati che si fanno in esso territorio iuxta capitulum.

    La Marchional Corte have il jus proitbendi delli forni, e per questo sono obbligati tutti li cittadini andare a cocere il pane al forno d'essa Corte, e pagano de ogni quattordici rotola uno; e si bene questa fomatica è stata affittata hoggi da Pietro Poto, Commissario del Sacro Consiglio, a ragione di ducati trecento l'anno con pagarsi tertiatim, è stato basso l'affitto, perchè non ci va il pane dell'Abbruzzesi, quali vengono a fidare nell'herba, quale fanno buona parte dell'affitto. Poichè quando il Marchese soleva fare la fida dell'herbaggi, le faceva arco obligare, che pigliassero pane al suo furno e di questo eccederia detta somma, come dirò appresso.

    Ogni massaro che tiene bestia è obbligato dare due salme di paglia per ciascheduna bestia di più.

    In essa Terra vi sono sei centimoli, che macinano di continuo grani di essi cittadini; e si bene nella fiumara si possono fare molini, tutta volta ho visto Capitolo, che nessuno lo può fare, senza expressa licenza del padrone.

    Molti capitoli ho visto dove si vedono altri jus che spettano alla Marchional Corte, quale per brevità si lasciano.

    Non lascerò de dire che in questa terra di Genzano per la molta comodità dell'herba, acqua e territori fertili per la cultura si possono fare dell'industrie di massarie per culture. Et animali boccini, porcini, ovini e caprini; e li grani si soleno smaltire a Barletta, distante circa miglia ventiquattro e l'animali per le fiere che si fanno l'anno nelle Terre convicine.

    Vi sono anche bellissime caccie di caprii, lepori che ho visto nel cammino che ho fatto per il territorio, e mi dicono che vi sono anco porci selvaggi infiniti nelle due difese Macchia e Ralle.

    Il suddetto Marchese in detta Terra have il banco di giustizia civile e criminale, prime e seconde cause, con le quattro lettere arbitrarie. La popolazione è composta di duecentocinquanta famiglie".

    Segue l'apprezzo che riportiamo integralmente in appendice.

    Il R. Tavolario Orazio Grasso aggiunge: «Detta Terra sta divisa in tre strade principali ed altre stradette e sono aliquanto strette, conforme all'uso delle Terre di montagna, però le dette strade stando nette e pulite».

Strade interne comunali di Genzano sino al 1600:

1.Piazza della Chiesa, lunga metri 12 larga metri 13,45; 2.Via San Giovanni, lunga metri 95,25 larga metri 3,20; 3.Via dei Greci, lunga metri 10,5 larga metri 3,10; 4.Via Torre, lunga metri 102 larga metri 2,50; 5.Via Beccheria, lunga metri 42 larga metri 3,60; 6. Via Carmine, lunga metri 105 larga metri 3,50; 7.Via della Piazza, lunga m. 63 larga m. 3,50; 8 Via Maselli, lunga metri 126 larga metri 3,60; 9. Via San Leonardo, lunga metri 81 larga metri 2,80; 10,Via Santo Antonio, lunga metri,84 larga metri 2,80; 11.Via Muro Rotto, lunga metri 83 larga metri 4.

 

Sino al 1877, oltre alle precedenti:

 

12. Strada Veglio, lunga metri 140,13 larga metri 15;13. Strada Belvedere, lunga metri 94,15 larga metri 15; 14.Corso Plebiscito, lungo metri 303 largo metri 15,25; 15.Corso Vittorio Emanuele, lungo metri 255 largo metri 12,30; 16.Piazza Cavour, lunga metri 114 larga metri 7,50; 17.Corso Giuseppe Garibaldi, lungo m. 261 largo m. 10,50; 18, Largo Piazza Cavour, lungo metri 153 largo metri 4,80; 19, Via Nullo, lunga metri 183 larga metri 4.

 

 

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(1) Ducati 2200. Come si rileva dal bilancio della comunità in possesso dello scrivente.

(2) Due, 0. Grasso, R. Tavolario.

(3) 11 R. Tavolario O Crasso dice 110 ed aggiunge: a Dista da Vanzi (Banzi) 1 miglio; da Acerenza 6 miglia; dalla terra di Oppido 5 miglia; dalla terra di Montepeloso 12 miglia; del detto Monteserico 5 miglia: dalla città di Tolve 12 miglia; dalla terra di Montervino 12 miglia; dalla città di Gravina 18 miglia; dalla città di Melfi 20 miglia.

(4) Senza calcolare il Monteserico, dice il R. Tavolario Grasso, é di miglia 24.