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 GENZANO DI BASILICATA- Cronografia - di Ettore Lorito

PARTE GENERALE

CAPITOLO III

CENNO STORICO

    I romani, cresciuti in potenza, ad uno ad uno soggiogarono i popoli vicini e vennero anche a contatto con quello della nostra regione.

    Spesso furono alleati, il più delle volte furono nemici acerrimi, nel 280 A. C. i lucani, alleati con Taranto, contribuirono validamente alla famosa vittoria di Eraclea riportata da Pirro contro Roma, ma, partito il Re dell'Epiro, i lucani rimasero esposti alle rappresaglie romane e, nonostante il loro indiscusso valore, vennero più volte sconfitti.

    L'anonimo cronista, di cui parlammo nella precedente pubblicazione «Sotto l'Arco di Eros», ritiene che uno degli scontri più sanguinosi tra i romani e i lucani avvenne nel "tirritorio di Genzano", sulla sinistra del Bradano, in contrada Mattina.

    Tale affermazione é avvalorata dalle numerose tombe con scheletri e armi, rinvenute in quelle campagne dai nostri agricoltori, tombe appartenenti ai soldati romani seppelliti colà durante gli ultimi combattimenti che soggiogarono i bellicosi lucani, ma dopo Canne i lucani, vinti ma non domi, ripresero le armi e si allearono con Annibale.

    Proprio in agro di Genzano, nei pressi del Basentello, ebbe inizio il famoso rastrellamento delle sbandate legioni romane in rotta verso Venosa per la Via Numicia che dal borgo Silvium (Guaragnone) (1) menava a quella città (2).

    Distrutta Cartagine, Roma restò assoluta signora dell'Italia e anche molte città della Lucania furono ridotte a Prefetture di Roma.

    In conseguenza della guerra civile, nella quale la nostra Regione si buttò per salvarsi, ottenne il diritto della cittadinanza romana e definitivamente depose le armi.

    Nella prima metà del secondo dell'era volgare sotto l'imperatore Adriano, avvenne la prima circoscrizione territoriale e nel 238 la Lucania divenne una Provincia romana.

    Tramontata la potenza di Roma, la Lucania subì, come il resto dell'Italia, le devastazioni dei barbari, così la prosperità, lo splendore della nostra Regione tramontò, Genzano subì le dolorose vicende della Regione.

    Ingrandito dai Longobardi, nel 589 fece parte del nuovo stato di Benevento.

    Sotto i Longobardi non furono mantenute le esistenti circoscrizioni provinciali, sorsero invece i Ducati, con le minori circoscrizioni, Castaldati, Contee, ecc. Tra l'849 e l'851 il nostro Borgo passò, con, metà del Castaldato di Acerenza (Melfi, Venosa, Forenza, Spinazzola, Gravina) a Siconolfo dopo la sconfitta dei Saraceni e in conseguenza della suddivisione dei Ducato di Benevento per ordine dell'Imperatore Ludovico.

GENZANO APPARE UFFICIALMENTE NELLA STORIA

    Il nome di Genzano, per i motivi precedentemente citati, appare nella storia molto tardi, nel terzo secolo dell'Era Cristiana.

    Nel Martirologio Romano esistente nella Cattedrale di Potenza, è detto: Il giorno 30 agosto, tra gli altri, vanno commemorati i Santi coniugi Bonifacio e Tecla oli Adrumento (Africa), i quali ebbero dodici figli maschi, tutti fervidi Cristiani, martirizzati sotto l'Imperatore Massimiliano mentre venivano trasportati a Roma, e precisamente: quattro a Potenza (Oronzo, Onorato, Fortunato, Sabiniano) il 27 agosto; tre a Venosa (l'Arcidiacono Felice, Settimo e Ianuario) il 28 agosto: tre in Vestiniano, casale di Venosa, (Vitale, Satiro e Riposto) il 29 agosto; i due ultimi a Gemano, ecco come: Correva l'anno 258 dell'Era Cristiana; su per la valle del Bradano si avanzava una schiera di cavalieri che trasportavano in mezzo a loro, seminudi, laceri, stanchi, due prigionieri (gli ultimi dei dodici fratelli) di nobile prosapia.

    Venivano dall'Africa ed erano stati catturati dal Console Valeriano per essere condotti a Roma dove l'attendeva l'orrenda morte del Circo perché seguaci della religione cristiana.

    Per Cosenza, Potenza, Venosa il giorno delle calende di settembre, la comitiva " iter agens Gensanum pervenit partem Apuliae" (3) e quivi sostò e, preparate le are, si accinse a sacrificare in onore di Giove e di Ercole.

    I due prigionieri si rifiutarono di prendere parte ai sacrifici ed il console li fece decapitare.

    Marco, vescovo di Troia, trafugò di notte i corpi dei due martiri, seppellendoli nelle sua sede Episcopale.

    Nel 760 a cura di Arechi, duca di Benevento, i dodici corpi dei martiri furono raccolti e seppelliti nella chiesa di santa Sofia di Benevento (4). Ecco la traduzione della bellissima epigrafe, compilata in lingua latina che venne collocata sulla tomba definitiva dei martiri

L'URNA 

RACCHIUDE I DODICI FRATELLI

CHE

TECLA CREO' A DIO, FORTI CAMPIONI INOCUI

UNA UGUALE PIETA L'HA AVVINTI

UNA PARI MORTE E UNA PARI VITA

IL PRINCIPE ARECHI DEI LONGOBARDI

ORNA CON PARI ONORE I TRASFERITI

A. D. DCCLX

    Così santificato dal sangue dei due martiri cristiani, Secondo e Donato, appare nella storia il borgo di Genzano.

    Tra la seconda metà del secolo terzo e la prima del quarto, visse l'eremita Egiziano Sant'Antonio Abate, il grande, e Genzano lo elesse a suo speciale Patrono ed il Comune si tenne onorato di farsi la sua arma «Fondo azzurro con la mezza figura di Sant'Antonio Abate di carnagione, vestito d'argento, col consueto bastone dal campanello, attraversato nel basso, da un maiale parimenti d'argento, fermo su terrazza di verde » (5).

    Abbiamo potuto assodare che, in un secondo tempo, la figura del Santo venne riprodotta intera, senza il maialetto, come risulta da un timbro ovale di metallo esistente in casa Polini con la dizione

"Universitas Gensanae Temp. Sind Dom. Bonifacio MDCLXXII  (Università di Genzano. Tempo del sindacato di Domenico Bonifacio 1672).

    Inoltre l'Università di Genzano diede il nome del Santo ad uno dei tre valloni che circondano l'abitato e ad una delle tre porte che allora aveva il paese.

    Tutto ciò fa supporre l'esistenza d un centro abitato di una certa importanza da tempo salito a dignità di Municipio di un grado notevole di civiltà.

 

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(1) Lo scomparso Borgo era a sette chilometri dal Castello di Monteserico.

(2) Prof. Domenico Giura della R. Università di Napoli. Appunti sparsi.

(3) Alcuni pensano all'esistenza di un altro paese di Puglia portante la stesso nome del nostro, dimenticando che trattandosi di una località messa a cavaliere delle due Regioni é facile assegnarla ora all'una ora all'altra. Infatti lo stesso Orazio parlando della sua Venosa, dice di non sapere con esattezza se appartenga alla Lucania o alla Puglia. Spinazzola, in terra di Bari, fece parte della Provincia di Basilicata sino al 1811 e Gravina, arche in Provincia di Bari, fu Capoluogo del Giustizierato di Basilicata sotto Federico II. Ed il poeta venosino Tansillo : "Io non so se Lucani o se Pugliesi siam noi... "

(4) Sergio De Pilato.

(5) Senatore Gattini: non esiste nel grande archivio però si rileva dalle carte comunali del 1685.