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Il Romanzo di Monteserico, SOTTO L'ARCO DI EROS di Ettore Lorito

 

La colpa

   

    La notizia della malattia della zia colpi, dolorosamente, donna Clotilde già profondamente turbata per l'accaduto.

    Decise di partire immediatamente pel castello di Monteserico, contro il volere del marito, preoccupato seriamente per lo stato di salute della moglie, improvvisamente, peggiorato, ma la marchesa fu irremovibile e si mise in viaggio, accompagnata dalla fedele nutrice.

    Giunta al castello, si precipitò nella stanza della zia che... tranquillamente desinava in compagnia di Rodolfo, solamente allora capi la generosa menzogna del fratello e ne fu commossa, tuttavia, per nascondere il suo turbamento, si finse allegra e, contro al solito, eccessivamente loquace.

    La zia la baciò, con infinita tenerezza e, scherzosamente, le ricordò l'ostinato proposito di non voler prendere marito.

    Il volto di donna Clotilde si oscurò, e l'infelice signora, dovette fare uno sforzo non lieve per evitare una crisi dello scosso sistema nervoso.

    Rodolfo si rese conto di quello che accadeva nell'animo della sorella, e cercò di portare il discorso su di un altro argomento, dovette anche mostrarsi gentile e premuroso con la marchesa, perché non avrebbe potuto giustificare, agli occhi della zia, un contegno diverso dall'usato..., giurò, in cuor suo, di partire al più presto e, col pretesto di voler lasciare libere le donne, scese nella scuderia a dare i necessari ordini per la partenza.

    L'orologio della torre batteva già le ore ventiquattro e Rodolfo. non si decideva di andare a letto, la presenza della sorella, nel castello, lo teneva agitatissimo tanto, che non riusciva a leggere un solo rigo del libro che aveva aperto per ingannare il tempo.

    A tratti, un'esile e bionda figura di ragazza si ergeva, maestosa, innanzi alla sua mente e un pallido sorriso gli affiorava sulle labbra.

    Verso il tocco, gli parve di sentire singhiozzare dietro l'uscio della sua stanza e si precipitò nel corridoio per assicurarsi dell'accaduto.

    - Perdonami, fratello. Ero pazza, non mi sfuggire, ho tanto sofferto senza poter nemmeno gridare il mio strazio, tu solo puoi comprendermi, compatire, consigliare e, inorridito, mi sfuggi e...

    - Ma lei...

    - Sì, non merito più l'affettuoso « tu », sono una donna di animo immondo che implora solo pietà, ho fatto tutto il possibile per dimenticare ma... non ci sono riuscita, creda, pur di non arrecarle dispiaceri, mi sarei strappata la lingua ed il cuore più forte della mia volontà è stato il demonio tentatore.

    Nella lotta impari ho spesso creduto d'impazzire e veramente la mia ragione vacilla, a volte, ho sognato di essere un petalo di rosa e di volare sulle ali del vento sino a... lei per accarezzare la sua guancia, senza destare la giusta ribellione di un animo così retto, altre volte, ho desiderato d'essere un ramo d'alloro, per cingere la sua fronte di una superba corona e così adorarla, in silenzio, come il solo mio signore, qualche volta, ho agognato di diventare lo zefiro che sfiora le profumate aiuole e va in cerca di vita placida e serena.    

    Purtroppo sono una misera foglia di cipresso che, stanca di soffrire e di piangere, va chiedendo solitudine e pace, in attesa di riposare nella fossa nera, là sotto il santuario della nostra Madonnina, ove dormì il pio Guglielmo (1) ed in cui giacciono, alla rinfusa, le abbandonate ossa di gente sconosciuta.

    - Vedo e sento che è molto ammalata di corpo e di spirito, sia calma e cerchi di dimenticare, preghi, preghi, ne ha tanto bisogno.

    - Oh, quanto ho supplicato la nostra Madonnina perché mi liberasse da una così funesta passione, quante lacrime ho versato nella chiesetta a noi tanto cara, creda, nella illusione di poter dimenticare, nella speranza di poter sfuggire al duro destino, per non turbare la sua pace ed il santo e pura amore che la lega ad Elena... mi sono sposata senza amare? Mi comprende almeno?

    - Abbia più fede nella nostra santa  religione e più fiducia nell'aiuto del cielo, ricordi che la via della ragione e della rettitudine è come quella del Calvario: chi vuole ascenderla deve insanguinarsi i piedi!

    - E come mi sono insanguinata! Il sacrifizio, però, è stato inutile, sento che la tremenda profezia della pitonessa di Genzano si avvera e che la mia vita è perduta.

    Vorrei almeno, come Venere, mutare il mio cuore in fiore e offrirlo a lei.

    Le ultime parole si odono appena perché, l'infelice marchesa, sviene ai piedi del fratello, Rodolfo, allarmato, la solleva da terra, la va a deporre sul suo letto e cerca di richiamarla alla vita con tutti i mezzi a sua disposizione.

    - Clotilde, Clotilde, sfortunata compagna della mia infanzia, guarda, son qui, non piangere più, ho perdonato, anzi non ho nulla da perdonare, ho tutto dimenticato. Vedi, sono ancora il tuo compagno di giuochi oltre che il caro fratello e, domani, riprenderemo le nostre corse per i viali dei giardini nonché le cavalcate per i boschi.

    - Grazie, fratello, l'amore si presenta sotto tanti aspetti per quante sono le persone che lo subiscono ed ispira le più strane azioni perdonami perciò e ...

    - Ma lascia stare il perdono e pensa a guarire subito per...

    - È necessario che io ti dica tutto giacché è l'ultima volta che ti parlo, bisogna farla finita con questa vita resasi, per me, insopportabile.

    - Tu bestemmi, sorella.

    - Quando la sola persona che amo sente orrore delle manifestazioni del mio animo, devo scomparire, se cosi non facessi, non potrei frenare le azioni che m'ispira la nefasta passione che ti fa spavento e non a torto.

    Sento che, fatalmente, ti perseguiterei sempre, vedo che spazzerei, non solo il tuo, ma anche il cuore generoso della buona Elena e quello dello sfortunato marchese che affidò il suo onore ad una donna perversa.

    Sì, sono calma e, come vedi, ti sorrido. Ma almeno, come una volta presso la « fonte delle sirene », e sarà l'ultima, baciami..., grazie, ma più forte ancora, sugli occhi, nella bocca...

    Intanto, con gli occhi stralunati che fanno paura, si contorce, geme e selvaggiamente si avvinghia al corpo del fratello, gli chiude la bocca con i baci più roventi di un ferro incandescente, mormorando: « Tu sei stato, sei, sarai il mio martirio, la mia pazzia, la tremenda passione é giunta a bruciare la mia carne ».

    Rodolfo cerca svincolarsi e, nello sforzo disperatamente inutile, s'insanguina l'animo, ben presto, ha la sensazione che le braccia di lei lo tirino giù nel fondo dell'abisso, infatti l'istinto bestiale del maschio, provocato fino all'esasperazione, prende il sopravvento e Rodolfo s'abbatte di schianto, senza tenerezza e volontà, sotto l'impeto della incestuosa lussuria della femmina, mentre il suo animo geme in silenzio.

    Taciturni, sfiniti, disgustati, avviliti, si distaccano, all'alba, i colpevoli.

    Rodolfo si sente soffocare e si precipita nel cortile, poco dopo, senza nemmeno baciare la zia che con infinito amore l'aveva allevato, monta sul suo cavallo e parte solo, di corsa, sperdendosi nella fitta boscaglia per foreste, campi, prati va a precipizio come se fuggisse innanzi ad un nemico incalzante, ed infatti, il nemico è nel suo animo e non gli lascia né pace né respiro.

    Galoppa, furiosamente, per l'intera giornata, senza meta, quasi a cercare la morte, sì, solo la morte può lavare una colpa tanto grave e la morte decide di cercare ad ogni costo, una morte che sia punizione e riscatto!

* * *

    Clotilde aveva tanto desiderato quel atto di amore, ma si era ritrovata, dopo, delusa, scontenta, si sentiva bacata nel cuore, nel cervello e pianse, mentre le labbra mormoravano, «Sciagura su di me, ora e sempre».

 

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(1) San Guglielma da Vercelli secolo XII.