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Il Romanzo di Monteserico, SOTTO L'ARCO DI EROS di Ettore Lorito

 

L'arrivo

 

    Il sole era, da tempo, apparso sull'orizzonte quando, nel giorno stabilito, la vedetta, collocata in cima al maschio del maniero, annunziò l'avvicinarsi della comitiva proveniente da Genzano.

Infatti, dopo circa venti minuti, l'allegro corteo si fermò innanzi al portale del castello.

    La contessa, al braccio del nipote e, tenendo per mano la bella Clotilde, attendeva, nel mezzo della corte, per dare il benvenuto al cognato, ai nipoti ed agli altri della comitiva.

     Dopo le presentazioni ed il cerimoniale di uso, gli ospiti furono introdotti nel gran salone di ricevimento che, in altri tempi, aveva ospitato i più famosi condottieri e conservava, ancora intatto, il piccolo trono tappezzato di giallo, eretto in occasione dell'ultima breve dimora (quattro giorni solamente) nel castello dell'imperatore Federico II, avvenuta il quattro ottobre dell'anno 1250 quando, venti giorni prima di morire, si recò a Castello del Monte e a Monteserico volle riposarsi.

    La maestosità del panorama, l'austerità del luogo, costituivano una cornice superba in cui risaltava maggiormente, l'eccezionale bellezza della bruna Clotilde accanto all'avvenente Elena, dalla fluente chioma dorata.

Il marchesina Gastone, che pure aveva vissuto alla corte di Parma e aveva conosciuto le più seducenti dame del tempo, non riusciva a staccare gli occhi dalla cuginetta che, benché cresciuta in quella triste solitudine, aveva un fascino tutto speciale che lo turbò profondamente.

    Il tumido labbro della fanciulla faceva pensare al fiore del melagrano, mentre, la regolarità delle fattezze, richiamava alla mente la madre degli dei e, l'eleganza della statura, ricordava la Diana cacciatrice.

Il conte Rodolfo, da parte sua, restò come abbagliato dalla luminosa bellezza e dalla grazia della marchesina Elena: gli pareva un angelo pronto a spiccare il volo per l'immensità dei cieli.

    Inesperto, timido com'era, soffrì, in silenzio, le prime ferite di Cupido.

    La marchesina era di una smagliante bellezza, la chioma bionda era ornata d'un grosso brillante, portava un abito candido molto aderente fermato, alla vita, da un rubino, abito che lasciava indovinare un meraviglioso corpo perfetto ma senza provocanti segni di studiata femminilità, aveva l'aria di una fanciulletta gaia, spensierata, felicissima.