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Il Romanzo di Monteserico, SOTTO L'ARCO DI EROS di Ettore Lorito

 

PARTE TERZA

 

Genzano

 

    D'origine antichissima è la Terra di Genzano, narra la leggenda che Iens, valentissimo cacciatore e prodigioso suonatore di flauto, riuscì a rapire San, figliuola del re dei Basi, pazzamente innamorata del giovane pastore, e si rifugiò nelle caverne abitate dalla sua famiglia.

    Per onorare la bellissima ospite e regina, si decise di fondare una nuova e, più sicura sede sulla collina che dominava le caverne abitate dalla famiglia Iens ed i valloni circostanti, detta sede, dai nomi dei fortunati amanti, si disse: Iensan.

    Molti studiosi, senza metterne in dubbio le remotissime origini, affermano che il nome di detta Terra derivi da quello gentilizio « Gentium » che per primo ne fu signore, altri sostengono che il nome derivi da «Gentianum», gente abitante il luogo salubre.

    Comunque, la Terra di Genzano fece parte della Magna Grecia, come si desume dai costumi, dalla lingua, parlata dal popolo e dalle monete greche rinvenute nel territorio.

    Nella storia il nome appare ufficialmente molto tardi, nel terzo secolo dell'era volgare.

    Si legge nel Martirologio esistente nella cattedrale di Potenza che <<Secondo e Donato, ultimi dei dodici fratelli tutti martiri cristiani, furono decapitati a Genzano il giorno delle calende di settembre dell'anno 258 per opera del console Valeriano>>.

    Il piccolo borgo, ingrandito dai Longobardi e poi dai Normanni, passò nelle mani di Roberto il Guiscardo, di del Bosco, marito di Aquilina Sancia, dei Dentice delle Stelle, dei Sanseverino, dei Ruffo, degli Orsini.

     Rivenduto a Vincenzo del Tufo, questi ottenne il titolo di Marchese della Terra il dì 21 novembre dell'anno 1585.

    Nel 1616 fu alienato, per 58 mila ducati a G. Battista Demarinis, oriundo genovese e grande di Spagna.    

    Per tale vendita si eseguirono due apprezzi, l'uno il 1-12-1614, ad opera del tavolario del Sacro Regio Consiglio, Orazio Grasso, l'altro il 1615 dal tavolario Giovanni Andrea de Fusco, eccolo.