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 GENZANO DI BASILICATA - Cronografia - di Ettore Lorito

PARTE QUINTA

CAPITOLO III

IL MONTE FRUMENTARIO

    In risposta alla nota del 13 agosto dell'anno 1830 N. 6106 ed ad un successivo sollecito con cui si chiedevano notizie intorno allo scomparso Monte Frumentario da parte del Signor Intendente della provincia di Basilicata, il Comune scriveva:

Genzano, 24 ottobre 1830.

Signor Intendente.

    «In esecuzione del di lei ufficio del dì primo di questo mese N. 7603 con cui ha incaricato questa Commissione di Beneficenza di prendere migliori indagini sulla inesistenza del Monte Frumentario, interpellando i più vecchi del paese, la stessa commissione avendo interpellato analogamente Nicola Francesco Di Pierro colono di anni 80, mastro Savino Franzino di anni 74, e Vito Petraccone del fu Leonardo d'anni 56, anche colono, li medesimi hanno detto:

    Che circa l'anno 1789 l'ex Barone diede un soccorso di grano a questi coloni per la sfertilità del ricolto di quell'anno, onde far covrire in germini i terreni dell'agro di Genzano, su de' quali ne percepiva la terraggiera, riscuotendo sul grano di soccorso misure due per ogni tomolo di grano, quale si andiede a rilevare dai medesimi coloni da Palazzo, ed Oppido, Feudi dell'ex Barone.

    Un tale tratto di umanità durò fino a quando si estinse la Feudalità in guisa che appena questa cessò l'ex Barone riscuotè il genere dato e ne fece quell'uso che meglio li piaceva».

    Queste sono le indagini che la Commissione ha potuto prendere, e che rapporta al lodato Consiglio.

La Commissione

Pasquale Bonifacio, Assessore Vito Mennuni, Sindaco

    Come si rileva dalla lettera del 27 maggio 1882 del Consiglio Generale degli Ospizi per la Provincia di Basilicata a firma dell'Intendente del tempo, presidente delle Pie Opere della Provincia, il nostro Monte Frumentario era dotato di ben mille tomoli di grano!

    Un bel giorno il Monte sparì e tutti finsero di ignorarne la sorte.

    L'Autorità tutoria, in seguito ai continui reclami degli agricoltori interessati, chiese più volte alle autorità comunali notizie dello scomparso Monte e ... venne fuori la dichiarazione dei cittadini: Dipierro, Franzini, Petraccone riportata in principio del presente capitolo.

    Ognuno può vedere facilmente come la verità si volle di proposito nascondere.

    Dal 1806, epoca in cui venne abolita la Feudalità, al 1°ottobre 1830, giorno in cui il Sindaco e l'Assessore di Genzano risposero al capo della Provincia di Potenza, erano passati appena 24 anni e non era assolutamente possibile che una istituzione che interessava tutto il paese scomparisse senza lasciare traccia alcuna.

    Del resto il numero esiguo dei cittadini interrogati (appena tre), la qualità stessa delle persone che andarono a deporre, l'assenza delle dichiarazioni delle autorità del Clero, la circostanza che in un piccolo paese come il nostro si sanno, a memoria fatti remotissimi tramandati di generazione in generazione sono elementi che lasciano intravedere la verità.

    Forse si dovette coprire, con una pietosa menzogna, uno dei comuni fatti di... «ordinaria sottrazione dei beni del popolo!».

    Se alle osservazioni fatte si aggiungano le circostanze che l' ultimo Marchese di Genzano fu un munifico signore che non avrebbe mai spogliato il popolo di un beneficio tanto necessario alla vita del paese; che data la sciagura capitata al figlio Filippetto, il marchese lasciò quasi tutto in abbandono... si vedrà ancora meglio che i mille tomoli di grano presero altra via e non quella della Marchional Casa.

    Le autorità di Genzano, per far cessare il malumore del popolo causato dalla scomparsa del Monte Frumentario, iniziarono le opportune pratiche perché il monte risorgesse.

    Ed infatti l'Intendente di Potenza, con nota del 21 gennaio 1833 N. 251 comunicò al Sindaco che  «il nove dello stesso mese ed anno era stata approvata Sovranamente la creazione di un Monte Frumentario nel nostro Comune con la iniziale quantità di tomoli 40 di grano e che l'amministrazione di esso Monte doveva uniformarsi alle modalità emanate in data 8 marzo 1825 ai fini di incoraggiare veramente l'agricoltura e di sollevare i coloni poveri in modo concreto».

    In data 29 aprile 1833, con lettera N. 3522, si autorizzò l'acquisto dei primi 50 tomoli di grano.

    Il Monte venne convertito in Cassa di Prestanza Agraria in contanti il 14-5-1870 e con decreto reale dell'otto settembre 1888 l'amminisrazione fu affidata, per gli articoli 56 e 62 della legge 17 luglio 1880, N. 6972, alla Congrega di Carità.

    La Congrega nominò amministratori: Stefano Ferrara e Menchise Canio ai quali successero: Ferrandina Antonio e Lattansio Michele.

     In seguito a reclami dei cittadini, il Prefetto mandò, quale commissario, l'avvocato Nicola Fornario che accertò delle responsabilità a carico dei primi quattro amministratori i quali furono costretti a versare L. 628,82, i primi due, L. 4286,50 gli altri due nelle mani del Cassiere dottor Francesco Saverio Albani.

    Da quel momento la Congrega ebbe la diretta gestione del Monte.

    In seguito le irregolarità continuarono sino al giorno in cui, con la liquidazione del capitale rimasto, si acquistarono titoli della rendita pubblica.

    Così si trasformò completamente il Monte Frumentario e non rispose più alle finalità per cui era stato istituito.

    Ad iniziativa del gentiluomo don Ernesto Cortese, verso il 1908, venne fondata una Cassa di Crediti Agrari per i piccoli agricoltori e i fittuari di Genzano, alla quale fu anche affidata l'amministrazione del Monte Frumentario che da quel momento visse accanto alla Cassa Agraria.

    La Cassa, a poco a poco, prese tale sviluppo da abbracciare la grande maggioranza dei coloni di Genzano al punto di trovarsi in grado di poter fornire ai soci ed ai non soci: semenze, concimi, attrezzi agricoli, macchine, spago per mietitrici, oli minerali, prodotti ante-crittogame, paste alimentari ecc. ecc.

    Ma anche questa volta, mentre la Cassa era nel suo pieno sviluppo, si ammalò del solito incurabile male che la ridusse in fine di vita.

    Dopo di qualche anno, nel 1926 risorse col nome di «Cassa' Comunale di Credito Agrario» sotto la sorveglianza del Banco di Napoli e assorbì completamente tutti gli affari riguardanti la vita agricola di Genzano.

    Fece nuovamente capolino il mal che non perdona, e la Cassa definitivamente venne seppellita e, con essa, il monte frumentario.

    A differenza di quanto era avvenuto per i primi quattro amministratori, gli autori di tutti gli altri rilevanti ammanchi, non pagarono nemmeno un centesimo!

    Così finì miseramente una delle più belle istituzioni ed il Monte Frumentario che la saggezza e la munificenza dell'ultimo feudatario di Genzano aveva creato.