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 GENZANO DI BASILICATA- Cronografia - di Ettore Lorito

PARTE QUARTA

CAPITOLO IV

GENZANO E L'INSURREZIONE DEL 1860 ELENCO DEGLI INSORTI

    Non mancarono tra i nostri patrioti le discordie specialmente perché mentre i signori erano dei moderati unitari monarchici, i coloni e gli operai erano, in prevalenza, mazziniani repubblicani.

    Ma il tatto del «Comitato dell'Ordine per la Basilicata» nel quale, accanto a Giacinto Albino, vi era l'infaticabile Don Davide Mennuni, riuscì a fondere le due tendenze siccome aveva operato negli altri paesi.

    Raggiunto l'accordo, fu cosa facile preparare l'insurrezione della nostra zona, « la decima che era tra le più importanti». (Decio Albino, Insurrezione Lucana, pag.35). Anche questa volta alla testa del movimento troviamo la famiglia Mennuni.

    Leggiamo, a pagina 33 nella «Fine di un Regno» di Raffaele Decesare: «Prima ancora che Garibaldi e Bixio nella notte sotto il venti agosto sbarcassero a Melito, Cosenza, Assanti, e all'alba del 22 sbarcassero a Favinazza, tra Scilla e Bagnara, la rivoluzione era maturata nelle popolazioni calabresi e lucane.

    Il Comitato Insurrezionale di Basilicata, il quale aveva sede a Corleto, affidò le forze insurrezionali al Baldoni e nominò Cavo di Stato Maggiore Carmine Senise...

    Un'altra colonna di insorti si concentrava a Genzano, sotto il comando di Davide Nennuni.

    La colonna di Genzano, oltre i Genzanesi, raccoglieva gli insorti di Forenza, Acerenza, Maschito, Palmira, Spinazzola, in tutto 286 di cui 30 erano spinazzolesi giunti a Genzano la sera del 17 agosto sotto il comando di Vincenzo Agostinacchio». E a pagina 336: «Le colonne del Mennuni e del Mancusi (di Avigliano) marciarono su Potenza la sera del 17 e si accamparono a poca distanza dalla città.

    La mattina del 18, il Castagna (capo della gendarmeria borbonica) raccolse i suoi 400 gendarmi sulla Piazza di S. Rocco per andare loro incontro o per eseguire una ricognizione innocente, come disse.

    I cittadini di Potenza credettero invece che si allontanasse per non tornarvi più. Ma dopo poco tempo, ecco i gendarmi inopinatamente rientrare in città in attitudine minacciosa, fanno fuoco sui cittadini, che erano corsi alle armi, ammazzarono una diecina di persone e poi se la battono verso Pignola, Tito, Picerno dove furono, di mano in mano, disarmati da poche guardie Nazionali di Tito comandate dall'intrepido Caldani...

    Avevano appena i gendarmi lasciato la città, erano le dieci antimeridiane, che i liberali di Potenza mandarono Giovanni Corrado e Rocco Brienza a chiamare gli insorti, i quali non si fecero attendere... Entró prima la Colonna di Genzano... Ma la Colonna Genzanese non si accontento di presidiare Potenza, accorse nelle vicine Puglie per aiutare quelle città insorte».

    E a pagina 340: «Quando ad Altamura si costituì il Governo provvisorio i regi, sotto il comando di Flores, erano accampati a Toritto e la città mancava di armi e dentro ad Altamura non si trovava che il Mennuni con pochi uomini male armati e peggio equipaggiati e pochi volontari venuti da alcune città della provincia».

    Ecco l'elenco nominativo degli 88 insorti di Genzano così come è riportato nella «Cronistoria della Rivoluzione di Basilicata del 1860» di Michele Lacava, Ed. Morano, Napoli 1896.

    Ma, come avverte l'autore dell'opera, che personalmente prese parte all'Insurrezione, l'elenco è incompleto.

    Per Genzano abbiamo cercato di rimediare in parte aggiungendo qualche nome suggeritoci dagli anziani del paese.

INSORTI DEL 1860

    Annecca Francesco, Albani Raffaele, Anguti Antonio, Anelli Vincenzo, Alvino Pietro, Bovio Nicola, Bocchino Rinaldo, Baccellieri Domenico Paolo, Bellocchi padre Paolo, Cardacino Pasquale, Carcuro Antonio, (Carcuro Pasquale), Caputo Francesco, Claps Luigi, Claps Francesco, Cherubino Domenico, Carbone Savino, Calzaretta Federico, Conte Giuseppe, Caggiano Archimede, Caggiano Vincenzo, Di Pierro Giuseppe, Di Pierro Canio Saverio, Denozza Achille, D'Eugenio Giuseppe, D'Eugenio Rocco, Denozza Domenico, Defìna Francesco, D'Alessandro Giovan­ni, Defelice Vito, Defato Vincenzo, Furone Antonio, Ferrandina Luigi, Falanga Luigi, Giordano Rocco, Ignelsi Vincenzo, Locoratolo Luigi, Larocca Paolo, Laginestra Tommasantonio, Latilla Antonio, Lattansio Vito, Tommaso Luigi, Mennuni cav. Davide, Mennuni Michelangelo, Mainenti Carlantonio, Mainenti Vito. Mancino Teodoro, Muscillo Nicola, Martino Francesco, Manfredi Canio, Molto Reverendo Alfonso da Rapone, Manfredi Saverio, Mirabella Vito, Muscillo Michele, Musacchio Giuseppe,  Mongiovi Felice, Nuzzi Nicola fu Giuseppantonio, Nozza Donato, Nardulli Natale, Olita Gerardo, Polini Giuseppe, Potenza Francesco, Palermo Gerardo, Petraccone Vito, Quagliara Andrea, Renna Francesco, Scazzariello Nicola, Sinisgalli Pietrantonio, Sciota Nicola, Sciota Teodoro, Tufanisco Gerardo, Tresaldi Rocco, Sergente Trusolini Michele medaglia d'argento, Urbano Giuseppe, Vignapiana Luigi fu Vito, Vignapiana Luigi fu Paolo».                

    Menchise Luigi, Lorito Vito Canio, Anobile ed altri due non bene identificati, non risultano nell'elenco ma parteciparono all'impresa e combattettero anche in Altamura.

    Sciolta la Colonna Lucana il Mennuni, e pochi insorti, tra i quali: padre Carlo Bellocchi, Rocco Potenza e Canio Vito Lomuto, presero parte alla campagna del Volturno e «combattettero valorosamente durante l'assalto alla Casa Bianca(1).

    Essi col nastrino blu e la fibbietta sull'omero sinistro, sfilarono in testa alla Brigata Lucana che il 19-9-1860 ebbe, da Garibaldi, l'onore di entrare prima in Napoli.

    Don Davide Mennuni e tutti i militi genzanesi della sua compagnia vennero dichiarati Cittadini Benemeriti dal Nostro Consiglio Comunale.

    Dopo qualche tempo don Davide è chiamato dal fratello Federico, presidente del Sotto-Comitato, a Genzano per riorganizzare la locale Guardia Nazionale.

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(1) Prof. Domenico Giura.