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 GENZANO DI BASILICATA- Cronografia - di Ettore Lorito

PARTE QUARTA

CAPITOLO XI

VOLONTARI DI ALTRE CAMPAGNE E MALUMORE DEI REPUBBLICANI

    Anche alla terza guerra d'indipendenza presero parte, quasi tutti volontari, molti genzanesi, alcuni dei quali furono decorati di medaglie d'argento o di bronzo.

    Nell'albo d'onore si ebbe a registrare una sola vittima nella persona di Vito Falanga, gloriosamente caduto a Custoza il 24 giugno del 1866.

    Ecco l'elenco dei partecipanti alla detta campagna riportato dal Lacava nella citata opera; è, come il precedente, incompleto:

    Amati Teodoro, Anguti Vito Arcangelo, Amabile Francesco, Cancellara Candido, Castaldo Pasquale, Cilla Domenico, Cilla Rocco, Cilla Sabino, Cilumbriello Angelo, Comiola Samuele (noto congiurato, arrestato il 5 aprile 1851 e condannato a mesi sette di carcere), Dell'Agli Vincenzo, Demarco Paolo, D'Errico Angelo, Distasi Vincenzo, Falcone Luigi, Giordano Michele, Lancellotti Vito, Lepore Vitantonio, Linsalata Donato, Lomuto Michelangelo, Loguercio Canio, Mancino Teodosio, Marchione Michele, Petraccone Vito, Pietrapertosa Domenico, Quagliara Vito (decorato), Scazzariello Alfonso, Scazzariello Ferdinando (decorato), Sforza Cesarino (decorato di medaglia di argento), Simeone Michele, Pravattone Ambrogio, Vignola Giuseppe, Vitticano Gaetano.

    Di altri non si è riuscito ad avere i nomi. Anche alla presa di Roma presero parte soldati Genzanesi tra i quali: Cataldo Pasquale, Ferretti Gerardo, Di Pierro Alfonso, Lorito Nicola, Sanguine Michele ed altri non bene identificati.

    I repubblicani che, pur di scacciare gli stranieri e fare della Italia un solo stato avevano aderito al governo piemontese, spesso facevano sentire la loro voce.

    Infatti nella notte tra il 31 ottobre ed il primo novembre del 1867 (rapporto n. 2) venne trovata legata ad un albero una bandiera tricolore con una leggenda per ciascuna delle due facce.

    L'una diceva: «L'Italia è concorde e già forte. Non teme nessuno. Viva Roma Capitale d'Italia! Morte al mal governo che non la vuole! ».

    L'altra, messa dietro la figura rappresentante l'Italia, diceva: «Patrioti! L'Italia per opera proditoria di snaturati governanti sostenuti dai francesi, versa in pericolo di veder soffocata nel sangue la rivoluzione di Roma classicamente iniziata e con eroismo sostenuta dai soliti genii della guerra!  Possa la fatidica voce dell'uomo dei due mondi trovare un'eco profonda nei cuori di tutti i buoni Italiani, e più in quelli delle forze giovanili della Nazione, perché venga la patria comune liberata dagli artigli dello straniero e assidersi regina in Campidoglio «O Roma o morte!».

    All'alba del giorno 12 dello stesso mese ed anno venne trovato, appeso alla porta della chiesa parrocchiale, un cartello con la scritta: « Morte al Re immorale ed usurpatore dei troni d'Italia! Viva la Repubblica!» (Rap­porto N. 65).

    La mattina del 19 agosto 1870, tale Spagnuolo Carmela, moglie di Michele Di Marco, colto il pretesto dell'affissione del manifesto di chiamata alle armi dei militari di I^ categoria delle classi 1842 e 1843, inveiva contro il governo e la sacra persona del re (Rapporto n. 18, in pari data).