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 GENZANO DI BASILICATA- Cronografia - di Ettore Lorito

PARTE PRIMA

CAPITOLO VII

IL CASTELLO DI MONTESERICO

    Nel punto più elevato di questo territorio, ora tutto coltivato e che nel giugno disserra le sue capaci porte per elargire, a profusione, il più bel tesoro della vita, il pane: sorge un rude Maniero: il Castello di Monte Serico, da tempo dichiarato monumento Nazionale.

    Incerte sono le notizie intorno alle sue origini.

    Alcuni ritengono che sia apparso nella storia al tempo dei Romani e che nelle sue vicinanze sia avvenuta non solo una battaglia durante l'audace tentativo di Spartaco (70 avanti Cristo) ma anche lo scontro tra il Console Marcello e Annibale.

    Il Fortunato lo ritiene opera di Federico II, ma a parte la circostanza che i castelli Svedesi hanno ben altra e più leggiadra struttura, di esso come diremo in seguito, si parla sicuramente nella storia molto tempo prima della nascita di Federico II.

    Altri, tra cui il Giannone, lo credono Normanno; anche questa opinione è del tutto errata giacché del Castello si parla nella storia a proposito della battaglia tra Bizantini e Normanni avvenuto in quel luogo nel 1041, cioè venti anni prima che incominciassero a regnare i Normanni, sulla collina che porta ancora il nome di «Serra della Battaglia».

    Durante tale battaglia il Castello era difeso al punto che non poté essere espugnato.

    L'eroe di Monte Serico contro i Greci fu il prode Gualtieri, genero di Tancredi d'Altavilla. (1)

    I più lo ritengono fondato verso il 900 perché ne trovano menzione nello scontro avvenuto tra le force alleate di Guaimaro II di Salerno e Landolfo I di Benevento contro le genti dello stratega Anastasio.

    Il Deblasiis ne «La Conquista Normanna» (v. I, pag. 141) scrive: «che Guaimaro e Landolfo il 929 per compensare i Normanni dell'aiuto prestato a Monte Serico e a Monte Peloso, concedettero loro diversi castelli tra cui quello di Spinazzola ».

    Il primo, per quanto si sappia, che abbia parlato del Castello di Monte Serico fu il monaco cassinese Amato (2); lo scritto andò perduto; ma esiste una traduzione in lingua francese del Secolo XIII, sotto il titolo: « L'Istoire de li Normant et la cronique de Robert Viscart ».

    In detto libro si legge: «Et li Normant qui bien lo serent isserent de costé et entretant que lo exercit de lo empereor estait en lo secret de mont Pelouz, li Normant par grant hardiesse s'en vont a Monte Soricoy ».

    Poi continua: «Dispersi i nemici, fatto prigioniero Exaugusto, tentarono di espugnare il Castello di Monteserico, ma trovatolo validamente difeso, i Normanni fecero ritorno a Melfi trionfanti».

    Ora per trovarsi il Castello in tanto efficienza bellica, evidentemente era stato costruito molto tempo prima.

    Secondo il manoscritto di cui parlammo nella precedente pubblicazione a «Sotto l'Arco di Eros», il Maniero venne fondato in epoca assai remota, non come luogo di difesa, ma come luogo di villeggiatura e ciò spiega le sue modeste proporzioni.

    Riteniamo che dovette essere una una Villa di quelle rustiche vagheggiate da Terenzio, di qualche ricco Cavaliere Romano, come villa di qualche dovizioso Senatore Romano fu il superbo Castello di S. Maria del Monte in territorio di Andria.

    Dice al riguardo Vito Sgarra: tanto i Cavalieri quanto i Senatori Romani avevano molte ville; per esempio, Verre ne ebbe 22, e lo stesso Cicerone, che non era tra i più ricchi, ne ebbe 18 per non parlare delle moltissime e sontuosissime di Lucullo.

    Il nostro Castello pare sia anche stato sede del presidio di sorveglianza, quando, il Tavoliere e il Monteserico, prima di essere destinati alla pastorizia, il che rimonta alla decadenza dell'Impero, furono luoghi di deportazioni (3),

    Verso il 980 avvenne che Ottone II, dopo aver invasa la Puglia, dispose che ai confini delle regioni occupate venissero creati dei posti di difesa da servire anche come luoghi di rifornimenti per la progettata impresa delle Calabrie.

    Allora il Castello venne trasformato in fortezza.

    Altre radicali modifiche si fecero in epoca posteriore e ciò ha creato confusione ed ha reso difficile stabilirne l'origine.

    Il Maniero, sobrio nella sua struttura architettonica, sorge sulla cima del Monte che dà il nome alla contrada a 557 metri sul livello del mare.

    E' un punto trigonometrico posto a 40° 51' e 15" di latitudine e a 3°, 42' di longitudine Est dal Monte Mario, è' formato di una massa rettangolare foggiata a scarpa dalla parte inferiore e continuata al di sopra, da un basso maschio a forma di parallelepipedo, al centro si eleva una torre quadrata.

    Ai locali terranei si accede direttamente dal portone; nell'interno vi è una breve corte quadrata che separa il maschio dalla massa estema che lo recinge.

    Al piano terreno la pianta è divisa in due parti parallelamente al muro d'ingresso con un arco poderoso ellittico, allungato come un manico di paniere; l'arco sostiene la volta a botte a sesto acuto.

    Sotto questo ambiente è murato un serbatoio stagno per la raccolta delle acque piovane.

    Una scala a chiocciola, molto angusta, mena ai due piani superiori ora del tutto trasformati.

    Il Castello è unito alla spianata che si stende a Sud-Est a mezzo di un ponte levatoio, mentre, dagli altri lati, si erge a picco sulla nuda roccia.

    Il profondo fossato che, pieno di acqua, ne difendeva la parte Sud-Est isola completamente il Maniero rendendolo una rocca inespugnabile.

    Il Castello, dopo la morte di Aquilina Sancia, passò ai Sanseverino; nel 1348 obbediva a Francesco del Balzo, maestro di Giustizia dei Reame, che aveva come Ufficiale Giannino, e rimase abitato anche dopo la scomparsa della Borgata di Monteserico avvenuta tra il 1400 e il 1430.

    Sotto Federico Il venne destinato a sede del «magister massarium Apuliae».

    Nel 1603 era del Genovese Grimaldi; nel 1613 dei Doria.

    Alla fine del 1700 era posseduto da alcuni discendenti della famiglia Sancia (4), indi rimase abbandonato.

    Acquistato, il 30-1-1857 dai Baroni Dell'Agli-Certi, fu venduto ai Cafieri il 30-3-1875; ma allora il Castello era già divenuto un luogo inabitabile; il recinto, la corte adibiti a ovili, mentre, a causa dell'intemperie e del vandalismo dei custodi degli armenti, tutto l'edificio era andato in completa rovina.

    Nel 1897 il popolo di Genzano, in seguito ad un sogno fatto da un vecchio asceta, si riversò in massa, in quel luogo e, a viva forza si mise a scavare sul fianco settentrionale del Castello in cerca della Madonna sognata dal vecchio.

    Il lavoro durò parecchio tempo e fu ripreso negli anni successivi col solo risultato di gravi lesioni al fabbricato (5).

    Dopo la grande guerra il tenente Gandini comperò una porzione del feudo del Cafieri ed il Castello, che riattato e in gran parte rimodernato, allietò, per qualche tempo, le ore di riposo dell'avvenente attrice: Lida Borelli.

    Attualmente trovasi nelle mani dei ricchi coloni Di Chio di Spinazzola.

Concetto Valente nella «Guida turistica-artistica di Basilicata» dice: Sopra un poggio, a breve distanza da Genzano, sorge isolato e imponente il  «Castello di Monteserico », che è uno dei pittoreschi edifici Militari...

    È posto a cavaliere della strada, che da Genzano conduce a Irsina (Montepeloso) e domina la catena della Serra della Battaglia.

    Il nobile monumento ospitò la corte Sveva...

    Dall'alta torre lo sguardo scorge il Guaragnone, addossato alla nuda murgia, Poggio Orsini, Castel del Monte e l'ubertosa pianura pugliese».

 

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(1) Giovanni Rossi. Vicende antiche di Spinazzola, pp. 7-10.

(2) Chembino. Testamento di Aquilina Sancia.

(3) Biagio Lorito. Appunti sparsi

(4) Vedi «Sotto l'Arco di Eros» di E. Lorito.

(5) Si rinvennero, durante gli scavi, monete antiche di oro, di argento e di bronzo e molti vasi a riprova dell'esistenza del Borgo di Monteserico.