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 GENZANO DI BASILICATA- Cronografia - di Ettore Lorito

PARTE GENERALE

CAPITOLO XIII

S. GIUSTIELLO

    Sempre nel tenimento di Genzano, in contrada Ralle, nelle vicinanze del confine tra la nostra Università e quella di Acerenza, vuolsi sia esistita una borgata, o più esattamente una chiesa, intitolata a S. Giustiello, certamente scomparsa prima del 1614 giacché non citata dai Regi Tavolari Orazio Grassi e Giovan Battista De Fusco.

    Si rinvennero in questa zona ruderi antichi, sepolture, monete, armature ma del paese nulla, anzi non vi è tradizione certa né conferma in atti pubblici e privati per quanto attive siano state al riguardo le nostre ricerche.

    Come si rileva da alcuni appunti antichi esistenti in casa dell'insegnante Giuseppe Palermo, i ruderi in detta contrada rinvenuti, e propriamente nella "Quota" di Raffaele Anobile, furono: I) Resti di stanze ché fanno pensare alla esistenza di un convento annesso alla chiesa. 2) Due tronchi di colonne, una di pietra rossastra ed una di marmo bianco con due scanalature laterali. 3) Un capitello ornamentale bellissimo che forse doveva essere sovrapposto alla colonna di marmo: non venne rinvenuta la base di detta colonna perché gli scavi furono abbandonati. 4) Un pavimento di palmi quadrati 17, formato di basole rettangolari dello spessore di centimetri 27 ciascuna.

    Le basole, chi più chi meno, erano alcune lunghe un metro altre dai 30 ai 50 centimetri.

    II pavimento ancora basolato era di circa metri quadrati 4,50. 5) Vasi. 6) Monete greche e romane. 7) Armi. 8) Una piccola ma elegante acquasantiera di pietra intagliata, ornata di foglie di quercia, attualmente collocata, in modo tutt'altro che artistico, nella sacrestia della cappella di Maria SS. delle Grazie.

    Null'altro si rinvenne perché gli scavi furono subito abbandonati (1).

    Intanto l'aratro fecondatore, in men di un secolo, ha tutto livellato facendo scomparire le tracce dei pochi scavi iniziati a proprie spese, dal Comune.

    Il materiale rinvenuto, rimasto incustodito e all'aperto venne rubato e spesso usato dai contadini nella costruzione delle loro rustiche casette.

    A 250 metri dalla "Quota" nominata scorre il torrente Ginistriello, in dialetto detto "Scinistrid", nome in cui molti credono di scorgere la voce corrotta del paese, o, quanto meno, della chiesa di S. Giustiello.

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(1) Non si sa ove il tutto sia andato a finire.