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Il Romanzo di Monteserico, SOTTO L'ARCO DI EROS di Ettore Lorito

 

La festa

 

    La festività di Maria SS. delle Grazie, che allora si celebrava il due luglio ed ora il dì della Pasqua delle Rose, (1) è tra le più importanti della regione.

    Le autorità, i cittadini tutti non risparmiano né lavoro né danaro perché riesca, ogni anno, sempre più solenne, sempre più attraente, s'impegnano i concerti musicali più accreditati, per l'addobbo della chiesa e delle strade del paese, si invitano i migliori artisti.

    Giustificato è, quindi, l'accorrere dei forestieri da ogni parte in devoti pellegrinaggi o in gaie comitive, per dimostrare l'immensa fiducia che ripongono nella miracolosa Effige e per divertirsi.

    A causa della solitudine in cui i signori di Monteserico vivevano, la festa fu un piacevole diversivo, due caratteristiche manifestazioni colpirono la contessina: il « corteo dei ceri » e « la guardia d'onore ».

    La sera del primo luglio, si formò una processione imponente, alla quale partecipò l'intera popolazione, apriva la sfilata un gruppo di giovani contadini, recando sulle spalle fasci accesi di canne secche, strettamente legate a modo di torce, detti «faglie», che illuminavano le strade in modo fantastico, mandando scintille e fumo in tutte le direzioni, seguivano i devoti scalzi, disposti in due file ben ordinate e distanziate, che recavano ceri di rispettabili dimensioni, indi venivano le confraternite, il clero, la statua della Madonna, le autorità, le musiche e la massa del popolo.

    Per diverse ore, il corteo lentamente si snodò lungo le vie del paese riccamente addobbate ed illuminate da artistiche file di variopinti bicchieri (che avevano dentro lampadine ad olio) e dai fuochi accesi nelle strade e nelle piazze.

    La guardia d'onore, aveva un carattere militare, i giovani più distinti del luogo, atti alle armi, sotto il vessillo del comune, armati di fucili, al comando di un capo designato dal comitato organizzatore della festa, scortavano l'Effige della Vergine durante la processione della mattina del due luglio, eseguendo, lungo il percorso, evoluzioni ed esercizi militari.

    Il marchese spiegò agli ospiti che tale istituzione risale al tempo delle lotte iconoclaste che costrinsero i fedeli a proteggere, con le armi in pugno, le Effigi religiose, perché non venissero distrutte, aggiunse che l'istituzione venne mantenuta in conseguenza di un ingente furto di preziosi effettuato durante la processione del giorno due luglio nel 1665 (?).

    Un gruppo di manigoldi stranieri assalì il corteo e si impadronì dei ricchi doni sospesi alla veste dell'Effige della Madonna, comunque la guardia d'onore, limitatamente alla sola festività della Protettrice del paese, si conserva in segno di speciale devozione.

    Anche i giovani ospiti, con la famiglia del marchese, seguirono la processione e, durante il corteo, fiorì l'idillio, tra il conte Rodolfo e la marchesina Elena, idillio che trafisse il cuore della disgraziata Clotilde, torturandole l'animo sino allo spasimo.

    Il marchesino Gastone tentò, invano, di cattivarsi l'amore della «reginetta di Monteserico», che si ostinava a rimanere insensibile alle molteplici prove di affetto prodigatele, spesso non avvertiva nemmeno le più delicate attenzioni.

    A volte, la fanciulla, capiva di essere ingiusta col marchesino e gli chiedeva scuse del modo di comportarsi a causa della malattia che non le dava tregua ed infatti la passione morbosa si era scatenata con maggiore violenza ora che vedeva il fratello amato da Elena e notava la loro felicità. A mano a mano che la gelosia prendeva il sopravvento sulla ragione di Clotilde, le torture aumentavano; giunse anche a spiare i passi dei giovani e ad odiare la loro felicità.

    Verso l'imbrunire, Rodolfo ed Elena si misero a passeggiare nel giardino in cerca di un angolo nascosto ove potersi scambiare liberamente qualche bacio, sostarono all'ombra d'un vecchio tiglio, Rodolfo chiuse tra le sue braccia la fanciulla e appassionatamente la baciò.

    - Oh, Rodolfo, che paura ho nel cuore! Se un giorno mi dovesse venir meno il tuo amore io ne morrei. ti ho sempre sognato, dal dì che a Monteserico ti vidi conobbi l'amore, quante volte mi è parso di vedere il tuo viso tra quelli degli angeli che adornano il trono della nostra Madonna, come sono passate lunghe le giornate senza di te, ho spesso sentito, qui nel cuore, uno sgomento ed una strana voglia di piangere.

    - Bambina, che temi? Sai che le nostre famiglie favoriscono il nostro amore, perché desiderano il nostro matrimonio.

    - Lo so, ma la mia felicità è troppo grande e temo che possa svanire come un bel sogno e ...

    Ma Clotilde, sempre in vedetta, preoccupata di non vedere il fratello, si mise a cercarlo e, quando l'ebbe scorto in compagnia di Elena, ridendo si avvicinò e troncò il più bel canto che due pure anime possano innalzare al fatale dio dell'amore.

    Rodolfo non poté completamente celare il suo disappunto per l'inopportuno intervento della sorellastra, ciò inasprì di più l'animo della contessina.

    La gelosia fece decidere Clotilde definitivamente a consultare la fattucchiera, quanto male causa la gelosia!

    Molto a proposito, il suono della campanella del castello annunziò che il desinare era pronto ed i giovani si affrettarono a raggiungere la sala da pranzo.

    A tarda sera, i signori del castello e gli ospiti salirono sull'alta torre per assistere all'incendio dei fuochi pirotecnici, che avveniva sui piani di Montefreddo, al suono di allegre canzonette e di ballabili eseguiti dalle bande musicali e al monotono canto dei «caroselli» umani, (2) consistevano questi, in caratteristici girotondi di giovani contadini disposti in cerchio, portanti sulle spalle, in piedi, un uguale numero di compagni, si tenevano per mano e giravano lentamente intorno, da destra verso sinistra, al ritmo di una melanconica cantilena.

    I giovani che stavano sotto, ammonivano i compagni che erano ritti sulle loro spalle, di stare attenti « a non cadè » mentre quelli che erano ritti sulle spalle, avvertivano i compagni che li reggevano «di stare attenti a manténè», indi le parti si invertivano e i «caroselli» si rimettevano a girare, ma in senso inverso, al ritmo della medesima cantilena.

    Il pubblico, e specialmente le ragazze, applaudivano quelli che riuscivano, nel più breve tempo, a compiere il doppio turno senza far registrare alcuna caduta.

    Dopo qualche tempo Clotilde, crucciata per l'estasi in cui erano caduti i giovani innamorati, infastidita da tutto quel frastuono e dalla noiosa cantilena di cui le sfuggiva il significato, chiese ed ottenne di potersi ritirare.

    Al tocco, nel castello, non si avvertiva alcun segno di vita ed in paese la festa era del tutto terminata.

 

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(1) Attualmente nella prima domenica di agosto.

(2) Da tempo scomparsi