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Il Romanzo di Monteserico, SOTTO L'ARCO DI EROS di Ettore Lorito

Il santuario

 

    Poco distante dal ponte levatoio, definitivamente inchiodato sui pilastri di sostegno, sulla spianata del maniero, esisteva, ed esiste, una disadorna cappella nella quale, tutte le domeniche (1), un sacerdote dì Genzano si reca a celebrare la santa messa.

    In fondo alla chiesetta, sull'unico altarino di pietra grezza, vi è un quadro raffigurante l'Annunziazione, pittura su tela di gran pregio (2).

    La sacra immagine è adorata quale protettrice del vasto territorio.

    In occasione del pellegrinaggio sopra nominato, il parroco di Genzano, dopo la celebrazione della messa ai piedi della miracolosa Madonnina, benedice la campagna e i pellegrini che, quasi tutti a piedi, si recano in processione al santuario distante circa tredici chilometri da Genzano.

    I signori del castello offrono alle autorità ed ai rappresentanti del comitato organizzatore della festa, la dovuta ospitalità, ed ai pellegrini poveri, un'abbondante colazione sul vasto spiazzale della chiesa.

    La bella contessina, seguendo una nobile tradizione, personalmente provvede alla distribuzione dei cibi, sotto l'occhio vigile della istitutrice.

    Passa, come una fata generosa, la piccola castellana, tra la ciurma, famelica e cenciosa, formata dai giovanetti più poveri di Genzano.

Dopo la fiera, verso il tocco, la processione si ricompone e riparte al ritmo della tradizionale cantilena: Grazia-a, Madonne; grazia-a, Madonne?

Il castello ricade nella sua abituale solitudine.

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(1) Ora una volta all'anno.

(2) Misteriosamente scomparsa.