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Pasquale ALBANI nacque a Genzano di Lucania da Domenico, impiegato comunale, e da Anna Maria MUSCILLO il 12 agosto 1875 in una linda casetta di quelle poi scomparse nel "Vallone dei Greci" a causa della spaventosa frana del 5 gennaio 1905. Fin dalla tenera età manifestò vivissima intelligenza, per cui, al termine dell'istruzione elementare fu inviato a Potenza ove compì brillantemente gli studi classici presso il regio liceo ginnasio "Salvator Rosa". Si distinse subito in quell'istituto per bontà d'animo e per eccellenza d'ingegno. Già in quegli anni giovanili si interessò ai gravi problemi sociali del tempo e fu in rapporti epistolari con eminenti uomini della della sinistra parlamentare. licenziato si dal liceo con onore e plauso della commissione esaminatrice si iscrisse alla facoltà di lettere  dell'università di Napoli. Per far fronte alle la famiglia ad ulteriori sacrifici, si adattò, in Napoli a fare l'istitutore ed il professore presso un istituto privato in via Foria. Si innammoro a Genzano, di una Nella generalmente identificata in una compagna d'infanzia che abitava vicino alla sua casetta, l'amò di affetto puro e la immortalò nelle sue liriche.

 In Napoli si ammalò di un male che non perdona e fece ritorno in famiglia nella speranza di sfuggire al suo destino. Il suo grave stato di salute, la miseria del popolo che tumultuava sulle piazze dell'italiche città e cadeva sotto il piombo della reazione governativa, strapparono alla sua lira accenti dolorosi come quelli contenuti nell'ode " Alla Bandiera Italiana"; ma lo schianto provato nel vedere tramontare i sogni giovanili dell'amore e della gloria si riflette in pieno nel volume intitolato " Canti Tristi" pubblicato dalla tipografia "Grieco" di Melfi il 1897. Nel meriggio del 28 giugno dello stesso anno in Genzano, soccombe il gentil poeta trascinando nella tomba immatura bontà, giovinezza, amore e gloria; dalla linda casetta si levò al cielo il grido accorato dell'infelice madre, e a chi lo udì vennero in mente i versi del giovinetto che di fronte alle umane sventure aveva cantato:

" ... e tu che fai?

" e non ti veli, e non dispari o sole? ".

Ma il sole continuò nel suo perenne sorgere e tramontare, e solo qualche mese dopo anche il padre del poeta, affranto dal dolore, si spense. In questo lembo estremo di Basilicata dove i monti addolciscono il loro profilo è più vasto si fa l'orizzonte, lo spirito sembra divenire più aperto e sensibile alla bellezza e all'arte. E fu da questi pedii verdeggianti di vigne, dai canneti e dai pioppi tremuli di queste nostre valli, dai nostri multicolori tramonti, dalla bellezza delle vette turchine del Vulture, che Pasquale Albani dovette ricevere incentivo a quell'amore per la poesia che la natura gli aveva infuso con la nascita. Il padre, che lo adorava, diede al giovane la consolazione di fargli stampare, a sue spese, il volume: "Canti Tristi", pochi mesi prima che il poeta morisse. Chi sa quante volte, l'Albani, sul suo letto di dolori ne accarezzò le pagine e, disperando ormai di poter guarire, pensò che esse almeno sarebbero rimaste a perpetuare il ricordo dei suoi sogni infranti. Mi pare perciò di fare opera tanto grata allo spirito del morto poeta curare la ristampa dei suoi canti ora che rari son divenuti gli esemplari della prima edizione. Rinnovare il ricordo dell'Albani che mi fu, sia pure per pochi mesi, affettuoso maestro, è per me un compito assai gradito, e l'adempio con lo stesso animo con cui, il dì 28 giugno 1897 a nome di tutti i miei condiscepoli, cosparsi di fiori la immatura tomba del poeta. Per l'esatta interpetrazione dell'opera  dell'Albani mi sono servito della preziosa collaborazione del professor Pasquale Mainenti, nipote del poeta.

 

     Il volume intitolato "Canti tristi" è formato da settantuno componimenti poetici così distribuiti: trentaquattro nel primo libro, nove nell'intermezzo, ventotto nel secondo libro. vennero scelti tra i numerosi che l'Albani scrisse dai sedici ai ventun anni. In gran parte parlano di amore, ma non mancano liriche di argomento sociale; delicate assai quelle che si riferiscono al paese nativo ed alla madre.  Il volume si apre con "Tristitia". Questa lirica dà nello stesso tempo il tono dominante dello spirito del poeta e la misura del valore della sua creazione. E' l'espressione di una concezione pessimistica della vita: nell'individuo, nella società e nelle stesse tombe non c'è pace, ma unica ed insistente si leva la voce del dolore.

Queste notizie sono state tratte dalla presentazione fatta da Ettore Lorito il 15 giugno 1954 in occasione della ristampa del libro da lui curata di cui alla presente copertina.